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Metti la canottiera!

di Rosario De Rosa

“Giocare per la maglia” è stato ed è il motto di tanti allenatori, capiultras, presidenti… Tanti giocatori hanno legato le loro vicende a una, massimo due maglie: da noi Pirazzini, al Milan Maldini e Baresi, alla Juve Boniperti e Del Piero (in Serie B lui ci andò, a testa alta sul campo come nella vita): bandiere, campioni, uomini…

Insieme alle divise sociali ci sono i numeri, assegnati ora con la logica della tombola, altrimenti eredità di ricordi e profumi Panini, spesso legati al 10.

“Metti la canottiera! No!

Metti la canottiera! No!

La maglia della squadra è di cotone ed è leggera.

Sono andati a dirlo… A chi? All’allenatore,

che senza canottiera poi mi prendo il raffreddore.”

Anche allo Zecchino d’Oro rimbomba potente la voce delle mamme che invitano all’uso della ‘maglia della salute’, perché la maglia da giuoco, troppo spesso, è leggera e sottile…

La maglia è un simbolo, un modello, una famiglia, la tua seconda pelle; la maglia è come la bandiera, la devi difendere anche coi denti, fino all’ultimo se necessario: chi non ricorda la maglia strappata di Kolyvanov in derby contro i baresi?

La maglia strappata resta un cimelio, un trofeo, qualcosa da ricordare ai giovani come monito, insegnamento, lezione di vita; alcune sono oggetto di culto, come quella numero 7 di Berggreen, l’attaccante danese di un Pisa-Juventus di trent’anni fa.

Lo strappo avvenne nel secondo tempo della partita. Era il 19 gennaio 1986, si giocava la terza giornata del girone di ritorno. Il Pisa (che alla fine della stagione retrocesse incredibilmente), galvanizzato dalle vittorie su Inter e Napoli, affrontò senza timori il confronto con la Juventus capolista. Al 24’ del primo tempo i nerazzurri riuscirono a sorprendere la difesa juventina e l’olandese Kieft, dopo aver saltato il portiere Tacconi, venne atterrato in area da Scirea: dal dischetto lo stesso attaccante trasformò il rigore. La Juventus trovò però il pareggio dopo solo tre minuti della ripresa, grazie ad un (ma no?) dubbio rigore concesso per fallo proprio di Berggreen su Cabrini, che Platini non sbagliò. Il Pisa non si fece demoralizzare e continuò a pressare la capolista, messa in difficoltà dalla carica dei nerazzurri. Tanto che, su un calcio d’angolo a favore del Pisa, il bianconero Manfredonia si aggrappò alla maglia di Berggreen squarciandola.

Il danese si diresse verso l’arbitro D’Elia protestando con veemenza e mostrandogli la maglia, ma inutilmente.

Quella divisa venne letteralmente strappata addosso dal presidentissimo pisano che, dopo averla fatta lavare (va bene il cimelio, ma pur sempre maglia sudata resta…), la regalò a un suo amico carabiniere, il cui figlio la conserva ancora in casa con cura e devozione.

Ai romantici over resta impressa la maglia strappata di Chinaglia nel corso del famigerato Napoli-Lazio dell’aprile del ’74 quando Long John realizzò tre reti, una più bella dell’altra;

Chi non ricorda, altresì, la maglia strappata di Zico ai Mondiali dell’82: Zico si voltò verso l’arbitro israeliano Klein e mostrò quello squarcio all’altezza del costato, un buco nella maglia numero 10 che sembrava provocato dal morso di un pescecane, mentre sullo sfondo Claudio Gentile, che all’epoca era soprannominato ‘Gheddafi’ perché era nato in Libia, sfoderava la più candida delle sue espressioni forse per spiegare, a un altro giocatore brasiliano, che i tessuti non erano più quelli di una volta: “Restò impigliato un dito” si giustificò lui, ma non precisò né quale né di chi…

Ne sa qualcosa la Svizzera che, in una gara di qualificazioni Euro 2016 contro la Francia, ha dovuto cambiare ben sette maglie di suoi giocatori che nel corso della gara si erano strappate!

«Può succedere. Significa che in campo c’è stata battaglia» giustificò l’incidente lo sponsor.

Serata storta fu quella per gli sponsor tecnici durante Svizzera-Francia:, le maglie dei giocatori svizzeri sembravano fatte di carta velina e una tacchettata di Behrami letteralmente aprì in due il pallone.

Eh già… Lo sponsor tecnico: parola che abbiamo dovuto imparare e pure di fretta, direttore d’orchestra di logiche di marketing, di numeri, di nomi fissi, di colori improbabili…

Ma questa è un’altra storia!

Redazione Solofoggia.it

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