Quotidiano sportivo a cura di Alberto Mangano e Giovanni Vigilante
In primo piano Le storie di Rosario

Se non hanno vinto con Jesus…

di Rosario De Rosa

Si, lo so che anche voi siete del parere che senza l’Italia questo Mondiale di calcio non si può guardare, però un’occhiatina l’ho data e penso anche voi.
E’ questo il Mondiale delle stelle e dei comprimari, delle teste di serie e dei rimpianti (gioca l’Iran, il Marocco, Panama e non l’Italia), ma anche dei particolari, delle piccole grandi storie, come quella di Schmeichel, portiere della Danimarca come il padre, come i giocatori dell’Islanda che hanno chiesto le ferie per andare a giocare in Russia, come chissà quanti altri ce ne saranno in questi giorni.
E’ bello il calcio perché è un gioco, è imprevedibile, è magico per la sua semplicità e la sua immediatezza: il Messico, facendo il suo unico tiretto in porta, ha vinto giocando la sua onesta partita contro i detentori del titolo (che più di un palo esterno, onestamente, non mi sembra abbiano brillato) e la Serbia ha vinto contro il Costa Rica con il gol di Kolarov, l’unico giocatore il cui cognome non finisce con -ic.
E poi c’è stata Brasile – Svizzera: la Selecaò ha sempre il suo fascino e ogni volta che giocano mi danno l’impressione che debbano giocare per il 10 a 0: trotterellano, giochicchiano, fanno i loro numeri e le loro finte fin quando, però, assaggiano le pedate degli avversari di turno, che, nel caso specifico, sono entrati in campo con l’ordine preciso del loro allenatore Petkovic (a proposito, quello affianco non era Manicone?): il primo brasiliano che supera il centrocampo falciatelo senza pietà!
E difatti si sono visti almeno una trentina di falli su Neymar, gli svizzeri, benedico, erano il doppio dei brasiliani e allora si è capito l’andazzo della partita.
A un certo punto si è vista una scena incredibile: dopo il tiraccio dei brasiliani andato al terzo piano, il tifoso ha raccolto il pallone e si è fatto un selfie con l’attrezzo, almeno è servito a qualcosa visto che in porta non ci voleva proprio entrare.
Da noi non ci pensano due volte: i ragazzini prendono il pallone e scappano, senza pietà!
E intanto la Svizzera, o era fallo o no, il suo golletto l’ha fatto!
Ma avete visto che questi di svizzero avevano poco o niente?
Il portiere aveva i copertoni Pirelli al posto dei guanti, uno di colore aveva il cognome di Belen (e già questo ha fatto meritare il sei in pagella), un altro era albanese, quell’altro che è entrato si chiama Embolo!
Il Brasile ci ha provato con Jesus, ma se non è riuscito a vincere neanche con lui la vedo dura…

Redazione Solofoggia.it

Ultimi articoli