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Mancini ad un passo dalla leggenda?

di Rosario De Rosa

Serata da ricordare quella di sabato scorso per l’Italia di Roberto Mancini: oltre alla qualificazione ad Euro 2020 con tre turni di anticipo, gli Azzurri hanno infatti centrato anche la settima vittoria consecutiva in gare non amichevoli. Una statistica che eguaglia il precedente record, con Mancini che quindi raggiunge quanto fatto da Vittorio Pozzo tra il maggio del 1938 e il marzo del 1939. La striscia di successi, considerando anche le amichevoli, è invece di otto partite consecutive: in questo caso a Mancini basterà battere il Liechtenstein nel prossimo incontro per raggiungere ancora Pozzo che con le amichevoli arrivò a nove vittorie di fila. Insomma, una Nazionale che non si ferma e avanza a grandi passi verso l’Europeo.
Insieme al Belgio (8 gare su 8) l’Italia (7 su 7) ha sempre vinto tutte le gare di qualificazione agli Europei, quindi fate un po’ di conti: Mancini dovrebbe dormire sogni tranquilli, il Liechteinstein non è certo il Brasile, tutto sembra che Mancini possa arrivare in testa a questa invidiabile classifica, eppure…
Non è che stiamo tirando i piedi, eh…
Lo sa bene Dino Zoff (mica uno pizza e fichi) che vide fermarsi il suo record di imbattibilità non da un attaccante argentino o da qualche bomber tedesco, ma da un giocatore dell’Haiti! Era il 15 giugno 1974, Mondiali in Germania, stadio di Monaco di Baviera: L’Italia del calcio giocò contro Haiti, che non aveva mai partecipato ad un campionato mondiale. Ad Haiti non c’erano campi in erba, i futuri partecipanti a Germania ’74 si allenavano su terra battuta tipo Campo Degli Ulivi e si erano qualificati proprio sotto la guida di un allenatore italiano, Ettore Trevisan, poi esonerato. I giocatori di Haiti avevano studiato bene gli azzurri e nel primo tempo avevano retto bene all’urto di Riva e compagni; dopo pochi secondi dall’inizio della ripresa, Vorbe pesca Sanon, che pianta in asso Spinosi e si presenta solo davanti a Zoff: 1-0 per Haiti, poi sconfitta per 3-1. Il record di imbattibilità di Zoff  in azzurro si fermò a 1143 minuti: nessun portiere al mondo è riuscito a far meglio con la propria Nazionale!
Lo sa bene la Roma di Erikkson, che, prima in classifica, perse partita e scudetto con l’ultima della classe: una squadra fortissima in casa giocava per il titolo, il Lecce era ultimo in classifica e già retrocesso da diverso tempo; andò in vantaggio con Graziani, poteva gestire la partita con tranquillità e invece prese tre gol. Faceva caldo quella domenica, all’Olimpico si respirava solo aria di scudetto. Grazie all’ennesima rimonta sul campo del Pisa la domenica precedente (2-4 risultato finale), la Roma di Eriksson aveva raggiunto la Juventus in testa alla classifica. I bianconeri di Trapattoni, che avevano dissipato 8 lunghezze di vantaggio (si giocava ancora con i 2 punti a vittoria), apparivano stanchi e bolliti. La Roma lanciata verso uno scudetto irripetibile affrontava il  Lecce allenato da Fascetti, già da tante giornate matematicamente retrocesso, la Juve invece doveva vedersela, sempre in casa, ma con un avversario molto piu ostico: il Milan. Fino a quel campionato (1985-86) Roma-Lecce non si era mai giocata in serie A. Allo stadio furono consegnati dei volantini che pregavano la tifoseria di non fare invasione di campo (era l’ultima in casa),ma di alzarsi tutti in piedi a 10 minuti dalla fine della partita e cominciare ad applaudire la squadra capace di una tale impresa. Prima dell’inizio il presidente Viola e il sindaco Ugo Vetere, grande tifoso della Roma, fecero un giro di campo per salutare i tifosi. In quella stagione, fino al fatidico 20 aprile 1986, la Roma aveva giocato in casa 14 gare di campionato (con 13 vittorie e 1 pareggio). Dopo 7 minuti la gara era già in discesa grazie al gol di Graziani, e la Roma era in testa al campionato. Ai giallorossi fu annullato un gol, ma non ci si fece neanche caso. Tutto era a favore della vittoria della Roma e invece… Il Lecce con due azioni di contropiede si ritrovò clamorosamente in vantaggio alla fine del primo tempo, al rientro un altro contropiede costrinse il portiere Tancredi a un fallo da rigore: Barbas e Di Chiara fecero come Sanon con Zoff. Sul 3-1 cadde il gelo sullo stadio. A nulla sarebbe servito il diciannovesimo centro in campionato di Pruzzo: 2-3. A Torino nel frattempo la Juve superava 1-0 il Milan, gol di Laudrup. La settimana seguente la Roma, ormai demoralizzata, perse anche in quel di Como.
Lo sa bene Golia, sconfitto da Davide con una fionda… Ma questa è un’altra storia!

Redazione Solofoggia.it

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