Quotidiano sportivo a cura di Alberto Mangano e Giovanni Vigilante
Il secolo rossonero In primo piano

Quante emozioni nel tempio!

A Foggia c’è un qualcosa che ci ricorda la nostra infanzia, la nostra vita, ognuno di noi ha ricordi indelebili delle emozioni legato ad esso. Questo qualcosa si chiama Pino Zaccheria ed è sempre lì, imponente, maestoso, sempre bello. Ha cambiato spesso il suo look, si è rifatto il trucco più di una volta, è invecchiato ma non ha mai perso il suo fascino assoluto.
Allo Zaccheria sono legate tante vittorie importanti, epiche, contro l’Inter, la Juventus, il Milan ma le emozioni vere le ha trasmesse sempre e non solo per il risultato sportivo o la categoria che ospitava. Il tempio rossonero racconta tante microstorie vissute sugli spalti, tra la gente, con abbracci e imprecazioni, tra gioie e paure.
Da 95 anni quel sipario non si è mai chiuso, molte volte si è temuto che potesse succedere ma la forza trainante di un popolo che vive di pane e pallone ha consentito che i battenti si aprissero all’inizio di ogni stagione in un rituale che ha accompagnato praticamente tutta la storia del Foggia.
Diciamocela tutta, il Foggia senza il suo dodicesimo uomo, senza questo terreno che tremava ai piedi anche di campioni che avevano calcato tutti i più importanti campi di gioco del mondo, non avrebbe scritto tutte le pagine della sua centenaria storia. Provate a chiedere a chi ci ha giocato su quel prato verde che cosa si prova, ma provate a chiedere anche ad un tifoso comune al quale, magari anche una sola volta, per un qualsiasi motivo, anche senza pubblico, è capitato di entrare e salire le scale che portano sul terreno di gioco, chiedete a lui se è vero che si blocca il respiro e se le gambe tremano veramente.
La domenica era ed è un rituale vivere da due ore prima sugli spalti, con gli amici di sempre ma anche con chi non conoscevi che però incontravi sempre là, perchè ognuno ha sempre avuto il suo posto anche quando i posti non erano numerati, anche quando gli spalti non erano altro che dei tavoloni di legno. Provate a chiedere ai bambini di allora, a quelli che arrivavano sulle spalle dei papà, come tremavano quei tavoloni ad un gol rossonero, e quanto la paura venisse subito sopraffatta dall’abbraccio del papà, dello zio, del nonno, del vicino di casa o di uno sconosciuto.
Lo Zaccheria era ed è tutto questo perchè è soprattutto la voglia di esserci indipendentemente dal tuo avversario, dal suo blasone, dalla sua importanza.
Anni fa si pensò ad uno stadio nuovo, si pensò addirittura di riconvertire lo Zaccheria, di abbatterlo. Trovate un solo tifoso che lo avrebbe permesso.
Lì siamo nati e lì vogliamo trascorrere tutta la nostra vita, tra alti e bassi, tra abbracci e bestemmie, ancora lì a far tremare le gambe agli avversari.

Alberto Mangano

Giornalista sportivo , opinionista televisivo. Tra le sue collaborazioni quella con Il Mattino di Foggia. Autore del sito www.manganofoggia.it sulla storia, la cultura e le curiosità sulla sua città. Autore inoltre di diversi libri su Foggia e sul Foggia.
Seguimi su:

Ultimi articoli