MIchele Pirro si racconta ed il 12 aprile … corre
di Antonio Cascavilla
Abbiamo avvicinato il sette volte campione italiano di motociclismo nonché campione europeo della classe 125 Michele Pirro, vanto sportivo della nostra terra.
Quando è iniziata la passione per la moto?
La passione per la moto l’ho ereditata da mio papà che ha sempre avuto le moto da passeggio, così mi sono appassionato, fino al momento in cui sono riuscito a convincere i miei genitori ad andare in pista, anche se, rispetto a quelli del nord, ho iniziato tardi a tredici anni e mezzo, ed ho saltato tutta la parte della mini moto, e poi anche perché a San Giovanni Rotondo non c’era tutta questa cultura per la moto.
Le manca la sua città natia, San Giovanni Rotondo?
Sono tanti anni che sono via dalla città, ho vissuto più anni fuori che a San Giovanni Rotondo. La cosa che manca di più sono gli amici e la famiglia ma con il passare del tempo mi sono abituato.
Chi era il suo idolo della Moto GP da bambino?
Quando ho iniziato c’era Valentino Rossi, erano i tempi in cui era all’apice della carriera. Mi sono appassionato a questo mondo grazie alle sue imprese.
Ora parliamo di Misano. Che cosa rappresenta questo circuito per un italiano che corre con un marchio del made in Italy?
Misano e Mugello sono i due Gran Premi che si corrono in Italia e per noi piloti italiani sono le gare di casa. Correre a Misano e Mugello è il top. Entrambi i circuiti trasmettono una sensazione particolare perché hai la possibilità di avere il pubblico vicino. Hanno caratteristiche diverse: Misano è un po’ più tecnico, Mugello è più veloce, però entrambi sono due circuiti molto belli.
Si, ma alla fine Misano o Mugello?
Non ho un circuito preferito. Spero che la ripartenza del motomondiale possa essere fatta in Italia.
Tra gli altri colleghi, con chi ha uno stretto rapporto?
Ho un bellissimo rapporto con tutti i piloti italiani. Con Dovizioso un po’ di più perché abitiamo vicino e poi siamo nello stesso team.
Domenica 12 aprile voi piloti vi affronterete virtualmente. Cosa accadrà?
Questa è una cosa nuova. La playstation non è mai stata un mio punto forte perchè da piccolo preferivo andare in moto realmente. Abbiamo detto con Valentino che piloti come Màrquez e Vinales dovrebbero darci un bonus in più nella partita.
Il numero 51 cosa rappresenta per lei?
Io sono nato il 5 luglio, ho fatto il campionato europeo con questo numero. Alla fine di quell’anno ho vinto ed avevo di regola il numero uno.
Siccome nel motomondiale i primi cinque numeri sono riservati ai piloti classificati in quelle posizioni, ho preso il quindici.
Con questo numero ho fatto due anni molto difficili, per cancellarli ho deciso di invertire i numeri e così è nato il 51.
A causa del coronavirus il mondo dello sport è stato messo in ginocchio. Che cosa pensa, ma soprattutto come sta vivendo questo momento?
In questo momento la priorità è la salute ed è quella di sconfiggere questo virus che sta mettendo in ginocchio il mondo e di risolvere il problema del contagio. Per questo si proverà a trovare le migliori soluzioni al mondo dello sport.
Sarà molto difficile organizzare il moto mondiale a causa della tanta gente che arriva dalle varie nazioni del mondo. Io spero che finito questo incubo si possa tornare alla normalità.
Un consiglio per i ragazzi che hanno intenzione di intraprendere questo sport?
La vita dello sportivo, prima di arrivare a determinati livelli, è molto dura.
La prima cosa che comporta lo sport agonistico sono i sacrifici e questo vale un po’ per tutti i tipi di sport. Se uno è disposto a questo, è chiaro che poi è tutto più semplice.