Quotidiano sportivo a cura di Alberto Mangano e Giovanni Vigilante
In primo piano Le storie di Rosario

La terza maglia

di Rosario De Rosa

E’ da poco terminato il calciomercato, sono arrivati francesi, tedeschi, italiani, sono arrivate le prime vittorie in casa; i nuovi hanno fatto le foto di rito, il passaggio della presentazione dei nuovi acquisti è il secondo momento importante di una squadra in un campionato.
Il primo, vi ricordate all’inizio del campionato, dopo le sudate ferie estive, è il momento è atteso da tantissimi tifosi: la presentazione delle nuove maglie!
E’ sempre stata un’occasione poco gradita a calciatori e tecnici, un momento da evitare con ogni possibile scusa (altro che la nonna morta dei bei tempi della scuola), era un’occasione da vivere e consumare al più presto, tra il flash dei fotografi e il discorsetto interessantissimo del presidente.
Ora no: è un evento!
A parte che c’è la belloccia di turno, e i calciatori mai si mostrano così interessati e intelligenti come in questo momento, ma soprattutto è l’occasione per conoscere la terza maglia!
Già, la terza maglia… Come se non bastasse la prima e la seconda (ora si dice “home” e “away”)!
Quando in televisione venivano trasmesse tutte le partite (da ragazzo mi facevo scorpacciate di dirette di Coppa Uefa e Coppa delle Coppe, italiane e non), si sapeva che l’Inter aveva la maglia neroazzurra, il Torino granata, il Napoli blu e così via…
Anche in bianco e nero, riuscivi a distinguere le squadre perché l’Inter era più scura, la Juve aveva le righe bianconere (eh già), il Liverpool aveva i pantaloncini scuri (il rosso dava un tono diverso col nel tubo catodico); ancora ancora si riusciva a memorizzare la seconda maglia: storica quella della Juve che sembrava il Brasile de noi altri.
Ma poi, magicamente, comparve la terza maglia!
Come il cugino sconosciuto e anche un po’ sgradito che scendeva dal Nord a prendersi il suo pezzo di eredità del nonno, conoscemmo questa divisa, che faceva la felicità dei collezionisti e degli sponsor tecnici.
Giocando (cioè perdendo sistematicamente tutte le partite) alla Playstation col nipotino a Fifa, ho potuto constatare che i ragazzi conoscono vita, morte e miracoli delle terze maglie (relata refero: “E’ toghissima”, “Fa paura”, “E’ spettacolare” riferita a questa o a quell’altra) e ci sono patch specifiche di modifica delle divise, personalizzabili e cambiabili a piacimento a seconda delle richieste o del giusto degli sviluppatori.
Ma le avete viste le terze maglie?
Avete notato che non c’azzeccano mai niente?
Qualcuna è bella, certo, come la terza maglia dell’Egitto: andatevela a vedere, è faraonica! Ma tante sembrano create apposta per soddisfare i capricci degli sponsor, i più maligni dicono per smaltire le scorte di magazzino dei tessuti invenduti o per cedere ai pianti del nipotino che te le ha schizzata lì su due piedi col pennarello…
Quella dell’Atalanta è verde, quella del Torino è un improbabile giallo senape, quella del Foggia dovrebbe essere blu, anche se l’ho vista poche volte in azione (e gli scaramantici dicono meglio così…).
Certo, meglio di quella indossata contro il Real Madrid (quadrangolare Coppa Durum, estate 1987): una sola volta nella vita ci capita di giocare contro la squadra più forte del mondo e che facciamo? Ci presentiamo con una maglia a fette bianco rosso nera, un misto tra Banda Bassotti e Irge il pigiama!
La Panini, sull’album, ha prestampato prima la terza, poi la seconda, poi ha creato la figurina della prima (addirittura le maglie della Fiorentina sono cinque, intorno alla 174!).
Gli sponsor tecnici e le multinazionali hanno fatto perdere la poesia del simbolo e del gesto ed è subentrata la logica del marketing, il rigore del brand, la moda del momento…
Al venerdì se ne trovano tante, per la felicità dei ragazzini e dei lavavetri (c’è ancora la maglia della Juvenalia che gira da qualche parte).
E poi ci sono le maglie di Coppa (per chi la gioca): ma questa è un’altra storia!

Rosario De Rosa

Redazione Solofoggia.it

Ultimi articoli