Quotidiano sportivo a cura di Alberto Mangano e Giovanni Vigilante
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Il palo magico

di Rosario De Rosa

Ogni campo di calcio ha due porte, si sa; e queste due porte, in teoria, sono uguali (però, se andate a Croci Nord, se tocchi la traversa a un punto di una porta, allo stesso di fronte non ci riesci: misteri dei campacci di periferia!), stessa dimensione, stessa altezza, stesso diametro dei pali…

Regulamentum dixit!
Le leggende raccontano di faiole scagliate a spaccare traverse, di pali piegati, sverniciati, consumati alla base dai tacchetti dei portieri, a scaricare il nervosismo prima di ogni punizione…
A qualche benpensante o buontempone (ogni tanto le due categorie coincidono…) è venuta l’idea di chiedersi il senso dei pali, l’utilità di sti cosi conficcati nel terreno a una tot profondità e issati a una tot altezza: che senso hanno i pali? Sorreggere la traversa? Contenere la rete? E se non ci fossero che succederebbe?
C’è una leggenda che racconta che, sotto la curva nord, i due pali sono diversi tra di loro: no, non nelle dimensioni o nei colori; c’è quel palo, verso la gradinata, che ha un non so che di speciale, di magico, di particolare…
Quel palo è diverso da tutti gli altri, quella porta è stregata, unica!
Raccontano i visionari che a ottobre contro il Perugia gli angioletti si sono appollaiati sulla traversa e hanno giocato a nascondino attorno a quel palo, e tra un trimbone e l’altro, con un colpo di aureola e un battito di ali, hanno toccato il pallone, quel tanto che bastava per farlo allontanare dal gol dopo un colpo di testa dell’attaccante umbro…
Clamoroso è stato l’errore di Falzerano del Venezia, sullo 0-2, a portiere battuto; sembrava la scena di un film o quel momento (non lo auguro a nessuno, vi giuro) in cui ti passa davanti tutta la vita come un film e ogni millesimo di secondo ti appare eterno, infinito, vorresti ripeterlo per chiedere scusa, aggiustare, rimediare… E in quel momento il giovane Tarolli ha chiuso gli occhi, lo stadio si è ammutolito, la piazza è diventata desolatamente deserta e silenziosa… E’ fatta, è finita, è gol…
No, incredibile, palo!
Guarda un po’, proprio quel palo!
E su quel palo, era il 2 aprile del 1994, un sabato santo credo… qualcuno direttamente da calcio d’angolo fece il gol: la palla, con una traiettoria magica, toccò proprio quel palo e andò in rete.
Era Foggia–Piacenza 1-0.
Quel giocatore si chiamava Stroppa.

Redazione Solofoggia.it

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