Il calcio torna con i piedi per terra!

Ci sono degli uomini che vanno oltre, nel bene e nel male, che vengono esaltati per quello che hanno saputo fare ma che pagano anche un prezzo alto per quello che distruggono a riflettori spenti. Diego Armando Maradona è proprio uno di questi.
Non sapremo mai chi fosse il più forte in campo tra lui e Pelè, troppo diverso il calcio dopo vent’anni per emettere una sentenza.
Di certo il Pibe de oro seppe, praticamente da solo, portare al riscatto, sia pur solo sportivo, realtà difficili come l’Argentina e la città di Napoli. Quando si pensa agli scudetti del Napoli o alla vittoria del mondiale nell’86 si pensa solo a Maradona. Difficile accostargli anche un solo compagno di squadra. Il divario era tanto, troppo, immenso.
Maradona era il calcio, era uno di quei ragazzi che non doveva esser bravo a prendere un treno in corsa, lui era un predestinato, uno di quelli con i quali madre natura aveva esagerato.
I suoi gol, quelli visti e rivisti in questi anni come il suo epico contro l’Inghilterra, forse non gli rendono il giusto merito. Lui era molto di più. Per rendersene conto basterebbe vedere anche solo una gara, una qualunque della sua Argentina o del suo Napoli per comprendere che anche senza realizzare, riusciva ad illuminare il gioco per la sua squadra, per i suoi compagni, per chi ha avuto la fortuna di vederlo dagli spalti o in tv.
Spesso la vita al di fuori non riesci a comandarla così come ti riesce in campo, è più difficile, non ti riesce facile come un sombrero o un tiro al volo. Questa è stata la sua sconfitta, quella che non aveva conosciuto quando calcava i rettangoli verdi.
Oggi in Argentina sono più tristi, a Napoli forse di più ma sicuramente oggi è il calcio che è ritornato con i piedi per terra.
Un altro Diego purtroppo non si vede all’orizzonte.