Un -5 che preoccupa
Fischio finale di Pescara Foggia. La squadra rossonera resta all’ultimo posto con quel brutto -5 e ad 8 punti dalla salvezza che resta il principale obiettivo, presumibilmente l’unico, di questa stagione.
Il malcontento, come era ovvio, impazza in città. La sfortuna, alla quale ci si può appellare in altre situazioni di classifica, non riesce a celare un malcontento che rischia di diventare paura. L’equilibrio, auspicato da più parti come stella polare che possa guidare in questa difficile stagione, in un ambiente passionale come quello foggiano, vacilla davanti ai miseri tre punti conquistati nelle prime quattro gare.
Fatta questa dovuta premessa, bisogna altresì valutare, con la necessaria lucidità e freddezza che subentra il giorno dopo, la gara e quali possano essere gli spunti per provare a rialzare la testa.
Innanzitutto questa volta l’approccio alla gara da parte degli uomini di Grassadonia è stato sicuramente azzeccato. Il Foggia ha cercato di dettare subito i ritmi alla partita impedendo di passare supinamente il pallino di gioco agli avversari. La squadra è rimasta corta, il centrocampo ha fatto più filtro anche se in fase realizzativa è sembrata ancora poco propositiva. Dall’altra parte il Pescara è rimasto spesso imbrigliato nelle maglie rossonere, incapace di proporre gioco ed occasioni. Il primo tempo si conclude quindi con una attenzione eccessiva per quel che riguarda l’atteggiamento tattico, una gara che quindi sembra avviarsi verso una di quelle che classicamente si orientano verso lo 0-0 finale.
Queste partite poi possono essere risolte da episodi che, quando si presentano e le due squadre li sfruttano in modo diverso, possono condizionare irreversibilmente il risultato finale.
Una cosa positiva che si può portare a casa dopo la sconfitta di Pescara è la reazione autoritaria della squadra dopo lo svantaggio. Il Foggia ha avuto più di una possibilità di recuperare la gara che avrebbe potuto decretare un risultato sicuramente più equo e rispondente a quanto visto nell’arco dei 95 minuti.
Se poi bisogna fare un appunto al tecnico rossonero, gli si può contestare il fatto di aver pensato tardi ad un cambio tattico che di fatto ha messo alle corde la squadra di Pillon. L’ingresso di Galano e successivamente quello di Cicerelli, senza considerare quello di Gori dettato soprattutto dalla disperazione, hanno dato più forza e carattere ad una squadra che, con un clima fortemente estivo, probabilmente a quel punto potevano dare la reale possibilità di portare a casa l’intera posta.
È una sconfitta diversa dalle precedenti, non si è incontrata una squadra più forte tatticamente e tecnicamente, forse bisognava osare di più e alzare maggiormente il baricentro quando si era valutata la poca incisività dell’avversario.
Non si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, non c’è da condannare o da comprendere certe prestazioni. C’è solo da guardare la classifica, capire che non si può sbagliare perchè il tempo e gli avversari non ti aspettano e cercare di aggredire questo campionato con la giusta fame, la giusta rabbia, la giusta lucidità, la dovuta caparbietà, la necessaria saggezza dei più esperti e quella spregiudicatezza tipica di chi deve rincorrere senza se e senza ma.
Mantenere l’equilibrio dell’ambiente è necessario ma il tutto va aiutato. Non è il pubblico che è impaziente ma è quel “gap” dalla salvezza che non fa dormire sonni tranqulli a nessuno.