La vittoria è soprattutto sua

Il vincitore è sicuramente lui, Antonio Gentile, chiamato al capezzale nel periodo più buio in una delle annate più deludenti della recente storia rossonera. Giunto dopo 6 sconfitte consecutive, sembrava un allenatore il cui compito fosse solo quello di fornire un nome da inserire nella casella “allenatore” in una distinta di una gara. Invece, umilmente, pur trovandosi nel fango ( per non dire altro ), ha dato una identità di gioco lavorando sulla tattica e sulla mente del gruppo, ha fatto in modo che ci fosse più equilibrio in campo, ha fatto giocare la squadra con la giusta fame così come dovrebbe fare una squadra che è penultima e ha dato responsabilità a tutti, a quelli più esperti e a quelli più giovani. E ha cacciato il meglio da tutti, da Gala, a Pazienza, a Dutu che, in un momento in cui si preferisce giocare con la esperienza, hanno avuto il merito di giocare da leader come se fossero veterani.
Un percorso, anche se solo di tre gare, che ha cambiato il finale di questa stagione riportando serenità ed un pizzico di buonumore che mancava da un po’ di tempo in città.
Questa squadra non ha subìto gol, non ha sofferto in difesa, non ha regalato occasioni agli avversari sulle palle inattive, soprattutto sui corner, e ha vinto i playout contro una squadra che una settimana prima del cambio in panchina aveva passeggiato sul prato dello Zaccheria.
Non sappiamo se questo successo sul campo servirà a garantire un futuro rossonero ma di certo Gentile sarà ricordato a lungo come avviene tutt’oggi con Caraccio, altro eroe di un playout vinto.
Nel ringraziare Gentile per questo miracolo, tutti ci auguriamo che questo mese trascorso su quella panchina prestigiosa possa servire anche a lui per essere considerato nel mondo del calcio, per conquistarsi da subito una panchina per un futuro, considerate le premesse, sicuramente radioso.
In bocca al lupo mister.
