In attesa del prossimo acquazzone…
Eravamo convinti che la squadra di calcio della città fosse un fiore all’occhiello, che viaggiasse su un binario diverso ma poi i sogni svaniscono all’alba e ti ritrovi comunque nella mediocrità ambientale che circonda i foggiani.
La città delle buche, del sottopassaggio da decenni allagato, della fiducia in un avvenire che non giunge mai, nella città illusa dagli slogan elettorali dei manifesti, c’è una realtà che si materializza anno dopo anno e riguarda il cacio che da sempre ha dato lustro a questa terra.
“L’anno prossimo andrà meglio…” è il ritornello che ripetono le migliaia di appassionati, aggrappati a qualsiasi ciambella che non li faccia affondare, illusi da successi impensati che poi si rivelano effimeri e bugiardi.
Sono decenni che si pensa che la svolta sia dietro l’angolo, che si è pronti a dare un calcio ad un desolante passato ma poi si ritorna alla realtà, esattamente come il sottopassaggio che si allaga al primo acquazzone.
Il popolo foggiano è un popolo di ottimisti, spesso illusi da chi pensa che possa arrivare il magnate di turno, dall’Arabia, dalla Cina senza rendersi conto che l’imprenditoria locale probabilmente non è in grado di coltivare i sogni di questa gente.
Aspettiamo quindi tutti insieme che l’aereoporto arrivi, che i treni non decidano di non fermarsi più a Foggia, che si possa tornare ai fasti di una squadra che faccia tremare i grandi clubs, miracolo riuscito solo a Casillo, a Pavone e a Zeman negli ultimi 40 anni.
Nel frattempo sopravviviamo con le illusioni, i proclami, le promesse, i ricordi sempre più ingialliti di una squadra che fu e pensiamo che “l’anno prossimo andrà meglio” nella speranza che non venga di nuovo un acquazzone che ci riporti alla cruda realtà.