Quotidiano sportivo a cura di Alberto Mangano e Giovanni Vigilante
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Il racconto del decennio

di MASSIMO G. MARSICO

Ancora poche ore e terminerà il 2019.
Si chiuderà, in tal modo, il secondo decennio del terzo millennio (2010-2019)
Dieci anni vissuti – calcisticamente, dalle nostre parti – tra alti e bassi.
Quel che segue è la sintesi di quanto è successo.

* * *

Fu un gol – indimenticabile – dell’argentino Caraccio, nei minuti di recupero del ritorno play out con il Pescina, ad evitare al Foggia di iniziare il decennio con una retrocessione. Era il 30 maggio del 2010.
La società rossonera restò in Prima Divisione, dove si trovava da 7 anni (risalita nel 2003 dalla C2, dov’era sprofondata quattro anni prima), ma cambiò la proprietà.
Capobianco e soci lasciarono.
Il ritorno di Casillo, Pavone e Zeman – artefici (vent’anni addietro) di un periodo irripetibile – illuse la piazza.
La squadra annoverava tra le sue fila giovani di talento come Farias, Sau e Insigne, ma non andò più in alto del sesto posto (fuori dai play off, staccata di 27 punti dalla Nocerina, vincitrice del torneo).
Il boemo, deluso, andò via al termine della stagione (in direzione Pescara).
Il Foggia, totalmente rinnovato, si avviò ad un torneo sbiadito, incolore.
Si alternarono in panchina Bonacina e Stringara.
Alla fine la squadra concluse all’undicesimo posto.
Ma l’U.S. Foggia (denominazione storica che la società rossonera aveva riassunto dopo il fallimento del 2004) non si iscrisse al campionato successivo (Prima Divisione 2012/13) e così il calcio dalle nostre parti fu costretto – clamorosamente – a ripartire dai Dilettanti.
Non accadeva dagli anni ’50.
Venne fondata l’ACD Foggia Calcio (estate del 2012), per proseguire la gloriosa tradizione calcistica rossonera.
Fu un giovane manager, Davide Pelusi, a fare in modo che il pallone, dalle nostre parti, continuasse a rotolare.
Lo affiancò la famiglia Lo Campo. Poi sarebbe arrivato anche l’avvocato Verile.
Scelsero Beppe Di Bari come direttore sportivo. La panchina fu affidata a Pasquale Padalino.
Era il Foggia dei foggiani.
La squadra (capitanata da Agnelli, rossonero doc) giunse quinta nel girone H di serie D. Perse la finale play off, ma venne ammessa in Seconda Divisione di Lega Pro a completamento degli organici.
Giunta nei professionisti, la società cambiò ancora denominazione: divenne Foggia Calcio s.r.l..
Il Foggia concluse il torneo ancora al quinto posto, ma fu sufficiente per essere ammesso, nella stagione seguente, nel campionato unico di Lega Pro. Tornò, in pratica, là dov’era due anni prima: in terza serie nazionale.
Cominciò l’era De Zerbi (allenatore che – sul piano della ricerca estetica, sia pure con le sue peculiarità – ripercorreva le orme lasciate da Zeman e Marino).
Il Foggia convinse (come poche altre volte), ma non vinse (se non la Coppa Italia di categoria, nel 2016).
Arrivò settimo nel 2015, secondo (alle spalle del Benevento), l’anno dopo. Ebbe accesso ai play off, ma venne battuto nella doppia finale dal Pisa di Gattuso.
La delusione fu enorme.
De Zerbi ebbe, però, il grande merito di ricreare entusiasmo intorno alla squadra (come non si vedeva da tempo).
Ci pensò Stroppa (altro ex giocatore rossonero come, prima di lui, Padalino e De Zerbi) a riportare il Foggia dove meritava: in serie B, dopo 19 anni.
La squadra vinse, alla grande, il torneo 2016/17 (la festa si svolse a Fondi) e si aggiudicò anche la Supercoppa di Lega (superando Venezia e Cremonese).
Il popolo rossonero andò in visibilio.
Nel frattempo la società era passata di mano. Alla guida erano andati i fratelli Sannella (inizialmente affiancati da Curci).
Sembrò l’inizio di un nuovo periodo d’oro (dopo quello a cavallo degli anni ‘60/’70 ed il successivo legato a Zemanlandia, agli inizi degli anni’90).
Tutto lo lasciava pensare.

* * *

Come siano andate le cose, lo sanno tutti. Anche perché il ricordo è troppo recente.
Gli ultimi due anni (2018 e 2019) sono stati un concentrato di eventi ed emozioni.
Le vicende di Curci, prima, e Sannella poi.
Il commissariamento della società.
L’addio di Stroppa (a conclusione della stagione 2017/18, dopo il nono posto della squadra, neopromossa nel torneo cadetto). A posteriori: un campanello d’allarme.
La penalizzazione (campionato 2018/19).
La scelta (infelice) di Grassadonia (vero, Nember?), come successore in panchina.
L’allestimento (inutile) della rosa “grandi-firme” (avete visto cosa stanno combinando, ora, Iemmello e Galano?).
La salvezza a portata di mano e svanita, incredibilmente, a Verona.
La giustizia sportiva.
La mancata iscrizione.
La ripartenza dalla serie D (grazie, Felleca).
L’arrivo al giro di boa dinanzi a tutti della squadra di Corda (sia pure a braccetto con il Bitonto).

* * *

Si chiude un decennio, se ne apre (fra poche ore) un altro.
Sognavamo di festeggiare il centenario in serie A, speriamo (almeno) di viverlo tra i professionisti.
A Maggio.
Tra cinque mesi. Anzi, meno.
Buon anno! Buon decennio!

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Redazione Solofoggia.it

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