Domande che aspettano risposte
Questa volta non basta il dietro front di un tecnico per rasserenare un ambiente che sta subendo di tutto ormai da diversi mesi. Non si può pretendere di essere credibili quando i fatti non riescono a confermare i buoni propositi delle dichiarazioni. Non si può andare in tv e sparare a zero contro tutto e tutti, non si può offendere le “penne” non gradite, non si può giocare a spaccare. Alla fine si paga il conto ed è difficile tornare indietro e cercare di ricucire.
La domanda è sempre la stessa: ma è proprio necessario tutto questo? Che qualcuno si faccia qualche domanda e soprattutto si faccia un esame di coscienza. Andare avanti con una società dove si vive da separati in casa a chi giova? Se un allenatore va via e dopo una decina di giorni ne va via un altro vuoi vedere che è sempre colpa dei tecnici? Se la società non è in sintonia con l’amministrazione comunale, la colpa deve essere attribuita per forza al sindaco? Qualcuno per caso pensa che una città che critica è autolesionista e ambisce a far sparire il calcio a Foggia? Diciamo invece che questa piazza pretende chiarezza e sinora, consentitecelo, i fatti stanno confermando tutt’altro.
Oggi è successo un fatto molto grave: un allenatore ha abbandonato la sua squadra in costruzione a tre giorni dall’esordio in campionato. Basta un chiarimento ed una nuova stretta di mano per rasserenare l’ambiente?
A Foggia nessuno ha l’anello al naso e se qualcuno, al di là del rumore dei social, esterna qualche critica, con dovuta umiltà qualcun altro ne faccia tesoro nel pieno rispetto di chi, tra i dilettanti, vi ha onorato di abbonamenti e presenze allo stadio.
Il rispetto non si deve al blasone o ai trascorsi, quindi, ma solo a quello che una piazza ha saputo dare nell’ultimo anno.
Che si conti sino a 100 e si facciano le giuste scelte e che siano vere e non ingannevoli.