Quotidiano sportivo a cura di Alberto Mangano e Giovanni Vigilante
In primo piano L'opinione

Caro Palazzo ti scrivo…

Ho pensato di rivolgermi ad un ipotetico Palazzo, un Palazzo che in questo momento è quello che ha il potere di decidere le sorti di una squadra, di una città, di una popolazione.
A dire il vero ci capisco così poco di Procure, Tribunali con i loro diversi livelli di giudizio e di organismi giudicanti, che mi è stato più comodo rivolgermi ad un Palazzo in generale, un Palazzo praticamente virtuale.
Il Foggia, secondo la proposta dell’accusa, sta per perdere la serie B dopo un campionato soddisfacente che forse poteva concludersi meglio in classifica ma che in ogni caso si è concluso con una squadra che a testa alta è balzata agli onori della cronaca per aver fatto per intero il proprio dovere anche nell’ultima gara pur senza dover chiedere nulla più al campionato. Un bel segno per lo Sport, quello con la “S” maiuscola, un segno che dovrebbe rappresentare, e voglio augurarmi che sia sempre così, la normalità.
Contemporaneamente, per un ribollente effetto mediatico, la nostra società a partire dal 24 gennaio scorso è stata accostata a vicende strane, accostate a fenomeni particolari malavitosi che hanno dato il “la” a chi da allora ha pensato che Foggia, il Foggia, la sua gente possano avere legami con un fenomeno chiamato mafia.
Caro Palazzo, noi accettiamo tutto tranne che passare per quello che al momento ancora non siamo. Sappiamo, caro Palazzo, che i tempi della giustizia ordinaria sono diversi da quelli sportivi ma, proprio per questo, ritrovarci penalizzati sportivamente prima che qualcuno possa accertare certi legami, è un qualcosa che la nostra gente non merita.
Ogni mattina, caro Palazzo, mi sveglio e ringrazio chi ha combattuto anni orsono per farmi vivere in uno Stato di Diritto, dove i delinquenti devono stare in galera e la gente per bene deve poter camminare a testa alta. So bene che la giustizia, a tutti i livelli, non si basa solo sulla sterilità di carte, di codici, di leggi, comma ecc… ma vive anche di una percentuale di discrezionalità dell’organo giudicante che non deve far sconti a nessuno ma che ha, vivaddio, la possibilità di usare il buon senso.
Non vogliamo sconti perché viviamo di pane e pallone, non vogliamo essere trattati meglio degli altri perché siamo stati 19 anni nell’inferno del calcio che non dà visibilità, vogliamo che chi ha sbagliato venga punito ma vogliamo anche che quella percentuale di discrezionalità mossa dal buon senso tenga conto di una città che ha tolto, in un calcio sempre più sedentario, la gente dai divani e l’ha riportato sugli scaloni della gradinata. Vogliamo sperare che questa gente possa continuare a parlare di gol sbagliati, di rigori dubbi, che possa continuare a beccarsi simpaticamente con le altre tifoserie senza però essere chiamata “mafiosa”. Foggia non lo merita.

Alberto Mangano

Alberto Mangano

Giornalista sportivo , opinionista televisivo. Tra le sue collaborazioni quella con Il Mattino di Foggia. Autore del sito www.manganofoggia.it sulla storia, la cultura e le curiosità sulla sua città. Autore inoltre di diversi libri su Foggia e sul Foggia.
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