Almeno abbiamo sentito l’odore
di Giuseppe Roberto
Come quale odore?, quello di essere andati molto vicini ad un traguardo che, alla diciottesima giornata, penultimi in classifica, non ci aspettavamo. Ma come capita da queste parti, anche gli odori lasciano l’amaro in bocca. Eppure dovremmo essere abituati da anni. Quanti di noi, dopo aver assaporato il profumo di una ciaccanella sexy, disponibile a farci felici non fosse altro per aver letto nei nostri occhi la felicità dopo una vittoria, non sia uscito fuori per una boccata di aria pura? ( perché la ciaccanella, quella da stadio, ti spezza il respiro garantito). Ed è in quel momento che realizzi che esiste la puzza. Quella che tutte le sere ci accompagna a dormire ed alla quale ormai, siamo talmente affezionati da non poterne fare a meno. Abbiamo sentito l’odore senza utilizzo di nasi elettronici, né di analisi sul territorio. È bastato un discusso allenatore a profumare una città, dopo venti anni. È bastato un derby a farci risentire la puzza. Quella di una piazza che, seppur con le panchine girate, vive di orgoglio calcistico al punto tale che, se una cosa non lega, se dei fratelli fanno i capricci o il giunto (famoso più per la compagine femminile) si ribella, sa soffrire in silenzio guardando le stelle e sorbendo la puzza. Il campionato non è finito però, Stroppa dice che bisogna lavorare anche nelle ultime partite per sentire il profumo. In tanti pensano che la puzza abbia le ore contate. Altri tifano per la puzza, nella speranza di liberarsi di chi profuma questa città in maniera poco convincente. A me piace il profumo, quello che senti quando entri in una fiera svuotata di tutto ma che combatte come un ULTRAS, orgogliosa di essere in questa città, con il suo olezzo animalesco ed il suo profumo contadino. Sostanzialmente una puzza che sa di profumo.