Quotidiano sportivo a cura di Alberto Mangano e Giovanni Vigilante
In primo piano L'opinione

Una vita da mediano

di Massimiliano Contini

In questo calcio del nuovo millennio esasperato dalla tattica e dalle informazioni multimediali che oramai fanno parte anche del bagaglio tecnico di un allenatore di serie D, il calcio ha perso in parte la genuinità e la spontaneità di un tempo. Quello che ha fatto appassionare i nostri nonni prima ed i nostri padri poi erano le radiocronache di “Tutto il calcio minuto per minuto” raccontate egregiamente dai vari radiocronisti Enrico Ameri, Nicolò Carosio, Sandro Ciotti, Alfredo Provenziali, Livio Forma etc.. i quali subito dopo la fine delle partite ci aggiornavano tramite la radio sui risultati, senza dimenticare, inoltre, anche le storiche trasmissioni calcistiche, per eccellenza “Novantesimo minuto”con i gol e le sintesi delle gare raccontate egregiamente da voci illustri del calcio italiano come Paolo Valenti, Tonino Carino, Luigi Necco, Franco Strippoli, Giampiero Galeazzi. Mille voci ed innumerevoli collegamenti dagli stadi per raccontare le gesta di campioni come Scirea, Cabrini, Del Piero, Totti, Rijkaard, van Basten, Gullite e tanti altri ancora. Rimanendo in casa Foggia come non citare anche il trio delle meraviglie composto da Signori, Baiano e Rambaudi e il grande capitano Gianni Pirazzini. Sicuramente ad oggi giocatori come questi citati poc’anzi in giro non esistono più, ovviamente mi riferisco alla semplicità che non veniva mai ostentata pur essendo CAMPIONI. Al giorno d’oggi in alcune squadre ci sono giocatori che in quanto a determinazione e grinta ricordano quel calcio fantastico di una volta, quello dove a contare di più non era il 4-3-3, il 3-5-2 o il tiki taka esasperato all’ennesima potenza, ma erano i valori umani che poi si riflettevano di conseguenza sul campo da gioco. A tal proposito oggi voglio focalizzarmi sulla storia di un calciatore rossonero che quando scende in campo abbina grinta e lotta alla qualità, parlo di Alberto Gerbo, un calciatore che seppur presente nel Foggia da 5 stagioni (totalizzando 133 presenze con la maglia rossonera) ogni anno non è mai riuscito a guadagnarsi il posto da titolare sin dall’inizio della stagione e si è sempre dovuto guadagnare la titolarità partendo dalla panchina. Ecco ogni volta che lo vedo o in tv o allo Zaccheria rivedo in lui quello spirito combattivo che mi riporta alla mente quel calcio gladiatorio di un tempo raccontato alla radio e alla tv.

Il suo ruolo naturale è quello del centrocampista centrale, sulla carta, ma lui, Alberto Gerbo è uno di quei rarissimi esemplari di calciatori che per il bene della squadra, proprio come i grandi di un tempo, sono disposti a giocare fuori ruolo per sopperire alla difficoltà del proprio team. Lui, il buon Alberto tifoso del Foggia per professione, ma con il Toro granata tatuato nel cuore, mette ogni volta in campo quella gladiatoria forza che mi ricorda tanto quello che mettevano in campo i giocatori del GRANDE TORINO tragicamente scomparsi in un incidente aereo. In questi anni ha giocato esterno basso di difesa, esterno di centrocampo e non ha mai protestato contro l’allenatore ma in silenzio ha lavorato ed in silenzio ha continuato a lavorare fino a battere persino la sfiga che lo aveva tartassato con diversi infortuni. “Una vita da mediano nato senza i piedi buoni e lavorare sui polmoni..” cantava Ligabue tempo fa, ma evidentemente il cantante emiliano non ha mai visto il tiro di Alberto che ultimamente sta facendo tremare i portieri della cadetteria. Caro Alberto, ho avuto il piacere di conoscerti personalmente e parlare con te diverse volte nelle quali ti sei dimostrato oltre ad essere un ragazzo dal cuore d’oro e dall’animo gentile, una persona perbene, altruista, diretta e senza filtri. GRAZIE Alberto, tu sei la prova vivente che con umiltà e professionalità se ci credi nei sogni prima o poi questi si avverano nonostante tutto e analizzando quest’ultimo aspetto del “non mollare mai” io mi ci rivedo un po’in te. Ecco la storia di un mediano nato con i piedi buoni e dal cuore grande partito dalla serie D con la squadra del Lottogiaveno, arrivato grazie alla sua caparbietà, grinta e determinazione ad essere uno dei migliori calciatori della cadetteria. Alberto Gerbo, una perla calcistica rara che ci riconcilia con il calcio di un tempo, dove ad andare avanti nel mondo del calcio prima ancora che i calciatori erano gli UOMINI. Chapeau!!!

Redazione Solofoggia.it

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