L’emozione che seppe darmi un campione
Non so di che anno stiamo parlando ma ricordo chiaramente i tavoloni di legno della gradinata ed io che, per vedere meglio la partita, spesso ero sulle spalle del mio papà. Le prime volte, quella situazione mi faceva paura, c’era confusione, chiasso, poi un po’ alla volta cominciai a familiarizzare con l’ambiente, con le parolacce che di colpo erano diventate possibili, vivevo lo Zaccheria come un luogo dove i limiti imposti dalla famiglia e dalla scuola venivano superati senza alcun problema.
Pian piano cominciai ad interessarmi anche delle partite e dei calciatori e come tutti i miei coetanei, rimanevo affascinato da chi in quella squadra era il condottiero, colui che aveva una fascia al braccio, colui che spesso risolveva le partite con un gol. Era Giorgio Maioli. Oggi non riesco a dare un giudizio sulle caratteristiche di quel calciatore sulla base di quello che vidi in quegli anni, allora ero veramente piccolo. Qualcosa poi me l’hanno spiegata da adulto.
A quei tempi non c’erano tante trasmissioni sportive, non c’erano soprattutto le emittenti locali e le notizie si apprendevano solo attraverso la carta stampata. La possibilità quindi di vedere dal vivo un calciatore, se non dagli spalti gremiti, soprattutto per un bambino, era praticamente nulla.
Un giorno però mi successe che, passeggiando per il viale della Stazione con i miei genitori, in prossimità dell’Hotel Sarti, ritrovo abituale dei calciatori rossoneri, mio padre riconosce un bel ragazzo elegante, era proprio Maioli. “Questo è mio figlio Alberto, vorrebbe conoscerla”, il Capitano mi strinse la mano e mi accarezzò il capo. Tutto qui. Io non riuscii a dire una parola, mi tremavano le gambe, mi sembrava di aver toccato il cielo con un dito. Non eravamo pronti purtroppo per un autografo con dedica, magari oggi ci saremmo fatti un selfie ma quell’incontro mi rimase dentro per sempre.
Passarono gli anni, diventai adulto, cominciai a frequentare più da vicino l’ambiente rossonero ed un giorno, penso si trattasse del novantennale del Foggia, ebbi modo di rincontrare Maioli a Foggia, eravamo invecchiati entrambi ma la cosa che mi sorprese è che, ad un tratto, mi si avvicina e mi chiede se fosse vero che io avevo trovato un vecchio video di una partita storica del giugno 1970, un Foggia Livorno che sancì la promozione del Foggia di Maestrelli in serie A. Ora era lui che era venuto da me, esattamente come avevo fatto io da bambino con il mio papà. L’emozione per me fu la stessa, riconobbi la stessa sensazione di allora ma ero cresciuto e cominciai a scambiare qualche parola con lui.
Dopo qualche giorno, con il garbo e l’educazione che lo contraddistingueva, mi telefonò per comunicarmi che aveva ricevuto il dvd che nel frattempo gli avevo spedito e che lo aveva emozionato tantissimo.
Non scorderò mai i miei pochi ma intensi contatti con Maioli, è quello che mi resta di lui. Mi basta per ricordarlo così come si ricorda una persona cara.
Alberto Mangano