Zeman sì, Zeman no
di Mimmo Attini
Meno di 24 ore e la notizia del ritorno di Zeman a Foggia suscita curiosità e scalpore in tutto il mondo.
Ne parlano giornali brasiliani, francesi, spagnoli oltre alle maggiori testate giornalistiche italiane.
Ma anche sui social non si parla d’altro. Da quello che si legge il motivo è ben presto spiegato. Zeman ha un grosso significato simbolico. Ovviamente non mancano i detrattori anche se sono in minoranza. Secondo questi il ritorno di Zeman a Foggia sa di anacronistico sia per i suoi 74 anni e sia perché il boemo ha ormai fatto il suo tempo; il suo modulo di gioco sarebbe poco adatto alla serie C dove l’obiettivo è soprattutto non prenderle indipendentemente dal bel gioco.
Ma la maggior parte delle persone vede in Zeman la possibile speranza di rivedere a Foggia un calcio divertente. Il suo ritorno a Foggia inevitabilmente fa venire in mente quello che ha rappresentato “zemanlandia”. Una squadra di giovani promesse che diede spettacolo in ogni parte d’italia senza alcun timore reverenziale nei confronti di squadroni ben più blasonati.
Ma Zeman ha rappresentato anche la lotta a quel “sistema calcio” raffigurato da Luciano Moggi.
Il boemo non ha vinto quasi nulla in carriera eppure il suo nome ha qualcosa di magico, di simbolico. Il suo credo ha affascinato generazioni intere. Il suo gioco sempre all’attacco e poco speculativo ha rappresentato la vittoria di “Davide contro i tanti Golia” troppo blasonati. In quel periodo trovare un qualunque biglietto allo Zaccheria per le partite casalinghe era praticamente impossibile. Zeman è sempre stato tutto questo, o dentro o fuori, o bianco o nero anzi o rosso o nero, perché lui non vive di compromessi. Sapere che a Foggia c’è Zeman significa poter avere dei giovani in prestito da club importanti che lui riuscirà sicuramente a valorizzare; significa sponsor, abbonamenti. Significa migliorarsi qualitativamente grazie ai suoi allenamenti, come affermò lo stesso Francesco Totti.
Il ritorno di Zeman non ha solo il sapore di una operazione nostalgia ma è assolutamente speranza che almeno nel calcio si possa trovare un motivo per sorridere in una città che soprattutto in questo periodo è stata martoriata da chi avrebbe dovuto amministrarla nell’interesse di una collettività intera.
Ed allora, in attesa di ufficialità, bentornato mister.