Tommaso Maestrelli
Tommaso Maestrelli era nato a Pisa il 7 ottobre del 1922. Dopo esperienze come vice a Bari, Maestrelli ebbe l’opportunità di allenare la squadra biancorossa ma, nonostante qualche buona prova, fu esonerato dopo solo 10 giornate.
L’occasione successiva gli fu offerta da Oreste Granillo, presidente della Reggina, che gli affidò la squadra con la quale raggiunse la storica impresa della promozione in B nel ‘65 e l’anno seguente lottò addirittura per la promozione in A che sfuggì solo all’ultima giornata: ma quell’impresa valse al buon Tommaso il “Seminatore d’Oro”, prezioso riconoscimento che veniva consegnato al miglior allenatore di squadre professionistiche. Nel 1968 Maestrelli passa al Foggia e il primo campionato, che fu di ambientamento, regalò comunque belle soddisfazioni come battere il Bari nel derby con un sonante 4-0 e sfiorare la conquista della Coppa Italia, perdendo la partita decisiva con la Roma per 1-3. Quello stesso anno diede spettacolo con il Foggia all’Olimpico contro la Lazio, entrando per la prima volta nello stadio che lo avrebbe incoronato campione d’Italia qualche anno dopo: Tommaso mise in campo un Foggia perfetto che nel secondo tempo dilagò segnando due reti con Dalle Vedove e Saltutti; ma la Lazio di quell’anno era una micidiale macchina da gol e così negli ultimi 6 minuti raggiunse il pareggio con le reti di Ghio e Massa.
L’anno seguente (1969-70) il Foggia del Presidente Fesce e di Tommaso Maestrelli, vincendo 3-1 con il Livorno all’ultima giornata, festeggiò la conquista della Serie A e del secondo personale “Seminatore d’Oro”.
Nel suo primo anno di allenatore di serie A Maestrelli fece esprimere alla sua squadra, soprattutto nel girone di andata, un ottimo gioco al punto che il Foggia risultò essere la squadra rivelazione della prima parte del campionato 1970-71. Poi nel girone di ritorno, oltre ad un calo di tensione da parte della squadra, tutti ebbero a sottolineare le varie ingiustizie perpretrate ai danni dei rossoneri, raggiungendo l’apice all’ultima giornata con la clamorosa sconfitta a Varese che decretò la retrocessione del Foggia di Maestrelli per differenza reti. Il Foggia scendeva in B mentre il suo condottiero volava a Roma, sulla sponda laziale dove raggiunse lo scudetto nella stagione 73-74.
L’anno dopo, nella stagione 74-75, mentre la squadra capitolina era in corsa per la conquista del suo secondo scudetto consecutivo, a Maestrelli fu diagnosticato un tumore al fegato e l’allenatore dovette lasciare la guida della squadra a Bob Lovati che raggiunse con la Lazio solo il quarto posto. Apparentemente guarito, torna l’anno dopo sulla panchina biancoceleste conquistando una salvezza all’ultima giornata e per differenza reti.
L’anno dopo purtroppo il male riappare e Maestrelli raccomanda a Lenzini l’assunzione dell’allenatore Vinicio, saluta i suoi ragazzi e muore il 2 dicembre del 1976, subito dopo un derby vinto sulla Roma. Se Tommaso Maestrelli fosse vissuto, i tifosi avrebbero potuto sperare in un ciclo di scudetti. La Lazio che stava costruendo era infatti destinata a una notevole crescita, grazie alla maturazione di D’Amico, all’innesto di Badiani, al lancio di Manfredonia, Giordano e Agostinelli. Per le solite “Grandi” sarebbe stata una pericolosa concorrente. Ma tutto questo finì quel 2 dicembre. Neanche due mesi dopo lo raggiunse il suo giocatore-figlio: Luciano Re Cecconi.
Riportiamo integralmente la lettera aperta alla città di Foggia scritta da Maestrelli all’indomani della retrocessione nella stagione 70-71:
La mia esperienza di A è purtroppo coincisa con la prima mia esperienza di retrocessione da quando mi sono dato al terribile mestiere di allenatore. E’ un fatto ancor oggi incredibile, è un verdetto assurdo che non riesco ad accettare, come d’altronde accade ai giocatori cui resto legato da tanto umano affetto e da fraterna amicizia.
Se una sola nota positiva devo proprio trarre da questa avventura non posso che trovarla nella matura, esemplare, incommensurabile lealtà sportiva della città di Foggia e del pubblico che la rappresenta, unitamente ai dirigenti ed alle massime autorità, nel mondo del calcio. Foggia, voglio dire, è una città da serie A e non solo in campo calcistico, nè può retrocedere perchè un campionato si è chiuso con una morsa di tristezza che certamente non fa onore allo sport italiano. “Il Foggia resta in piedi, non è una sconfitta che può annientarci”: sono le parole che ho sentito dire dal presidente Fesce qualche attimo dopo il pomeriggio indimenticabile di Varese. Sono certo che è così, vorrei avere anch’io la stessa forza d’animo e lo stesso coraggio, ma sono convinto che è la verità e che quanto prima si tornerà a parlare ed a scrivere del Foggia con gli stessi elogi che lo hanno accompagnato nell’ultimo esaltante, anche se incredibilmente tragico, campionato.
Resto legato a Foggia ed al Foggia soprattutto dai vincoli dell’affetto e dell’amicizia più che dai freddi contratti tecnici. E vi resto legato perchè in tre anni mi sono sentito circondato sempre da affetto e da entusiasmo. Grazie a tutti, gli amici della stampa, ai tifosi, ai dirigenti. In bocca al lupo al collega Ettore Puricelli, che mi succede.
Credetemi, ho nel cuore Foggia ed il cuore non sa dire bugie.
Tommaso Maestrelli
La foto di copertina è tratta da http://storiedicalcio.altervista.org