In fondo prima o poi doveva succedere, e come tradizione vuole, doveva succedere in casa. Quella casa che non riesce ad avere pace da inizio campionato. Abbiamo segnato per primi un gol senza arte nè parte e senza una paternità definita. Agnelli atterra in area un giocatore, un intervento senza lucidità, probabilmente, come afferma qualcuno, preoccupato per la Pasqua imminente. Ci anticipano sempre, anche quando scendono dagli autobus e trovano le forze dell’ordine ad aspettarli. Sembravamo spenti, al buio, con poca visione del gioco. Più o meno quello che succede quando cammini in auto, attraversando alcune strade foggiane e, non acccelleri per paura di investire qualcuno. Il Brescia non ruba nulla, in una città dove, ciò che è rimasto da rubare, si spera venga salvato con una X il 4 marzo. Parlare di sostituzioni sbagliate?.. nel giorno dove tutto pare sbagliato?… di Floriano e Beretta in panchina, nel giorno in cui ci siamo puntati una Magnum alle tempie tenendo un fiore stretto tra le mani, pensando ad un pubblico e, recitando la frase “M’ama o non m’ama”… non mi sembra il caso. Come diceva una pubblicità, mancavano i sorrisi, la voglia di fare, mancava una Fanta (o un fantasista puro). Anche se, dopo tanto dolce ci vuole l’amaro. E’ fisiologico, spesso ti prende allo stomaco ma serve. Quanti sostengono “Mi sono fatto un goccio, mo mi sento meglio”. La faccia di Stroppa, avanti ai microfoni di una TV locale, in attesa che venissero cambiate le pile ai microfoni per l’intervista, la dice lunga, una sorta di “Che caz vui fa’ e jut accussi” tradotto dal dialetto di Mulazzano (paese suo di nascita), un paese dove il calcio è lo sport più praticato, seguito dalla ginnastica ritmica e, di ritmico, oggi, c’era ben poco. #ZaFo