di Giuseppe Roberto
Quando una conferenza stampa si fa in una sala ricevimenti qualcosa non torna. Infondo era nell’aria che qualcosa non fosse andata nel verso giusto. Così, con parole spesso ripetitive, ci saluta chi ha portato il Foggia più in alto nell’ultimo ventennio. In fondo, in questa città di misteri simili se ne vivono tutti i giorni. C’è ancora chi si chiede il motivo dell’abbattimento di una pineta che pareva sana, chi si chiede il perché asfaltare prima un’isola pedonale con le strade rotte. La città dei misteri si sveglia di botto quando si parla di calcio. Quando un allenatore, che non aveva più nulla da dare, ormai privo di una sala stampa, si consegna per diritto morale alla stampa in una sorta di miserere spento, senza grosse giustificazioni e trapelando pochi obiettivi per il futuro. Un po’ come il condannato al quale viene negata l’ultima sigaretta in una sorta di gioco al massacro che allontana una intera tifoseria da quelle poche certezze che davano speranza. Potrei dire che Stroppa mi ha sempre convinto come persona, riuscendo a mentire a me stesso dopo le dichiarazioni poco convincenti. Fatto sta che alla fine ne esce vincitore, portando a casa critiche, allusioni, forse illusioni ma, comunque il suo risultato personale. Un risultato che conferma il mistero che ci attanaglia, tra il cosa è successo davvero o il cosa succederà nel futuro. Alla fine, come sempre torneremo a tifare per quei colori, avvolti in quel mistero che porta tanta gente in trasferta anche quando un risultato stenta ad arrivare…Un mistero che si chiama passione.