Era il 23 aprile 2017. Chissà quanta gente era in piazza Cavour; sembrava un sogno, non voleva crederci nessuno, invece era tutto vero, c’era una città che piangeva di gioia, che godeva per un successo atteso vent’anni.
11 maggio 2019. Una città è in ginocchio, c’era rimasto solo il calcio a Foggia, forse troppo per una città che non decolla, che è miseramente negli ultimi posti in ogni classifica. 100 anni di storia da festeggiare in serie C, forse ormai la nostra reale dimensione, lo dicono i numeri, lo dice la storia.
Tutto finisce a Verona, si sapeva che non si poteva e non si doveva finire a Verona, bisognava svegliarsi prima, bisognava crederci prima ma le classifiche non ingannano, dicono alla lunga sempre la verità. Inutile sperare nel Carpi già retrocesso, certi risultati non avvengono sempre, non c’è sempre il Floriano di Frosinone. Il Venezia si salva perchè il Foggia non lo ha battuto in campionato, il Foggia retrocede perchè non ha saputo buttare nel burrone il Livorno quando ne ha avuto la possibilità.
Il Foggia non retrocede a Verona, non retrocede per i gol divorati da Galano e Iemmello, magari la squadra avesse giocato sempre come ha fatto a Verona.
Il Foggia retrocede perchè è terzultimo, perchè non è mai stato in zona salvezza un solo giorno del campionato, perchè ha sempre creduto nella restituzione dei punti, nel mercato di riparazione, nelle finali che da 7 diventavano 6, poi 5, sino ad arrivare alla finale di Verona persa come tutte le ultime partite lontani da casa.
Le chiacchiere sono state tante, i fatti molto meno.
Si ripartirà? Lo si spera solo e soltanto per i 3000 di Verona, quelli che stanno tornando in lacrime perchè illusi da un mercato di luglio fumoso, da un allenatore che si è dichiarato bravo dopo aver collezionato la sua seconda retrocessione di fila, da calciatori che avrebbero dovuto fare la differenza e che invece sono stati la palla al piede di questa squadra.
Ora continuiamo con le illusioni, i punti restituiti, la situazione Palermo e via dicendo. Oggi siamo in serie C con merito. Il resto sono ancora misere e squallide chiacchiere.