di Alessio Mangano
Quanto ci sarebbe piaciuto chiedergli in questi anni cosa ne pensasse di chi era destinato a difendere i pali del Foggia, gli avremmo chiesto se condivideva la fase difensiva pensata dai vari allenatori del Foggia degli ultimi anni o forse oggi, 10 ottobre,ci sarebbe piaciuto solo abbracciarlo e sfotterlo per i suoi 50 anni.
Franco Mancini è la storia del Foggia, l’unico calciatore rossonero a cui i tifosi perdonarono il fatto che avesse vestito successivamente anche le maglie del Napoli, del Bari, della Salernitana, piazze notoriamente non simpatiche alla piazza foggiana. Eppure lui riusciva a farsi voler bene, a dispetto del suo soprannome “Orso”, perchè era socievole, disponibile, sempre sorridente.
Foggia lo ha sempre abbracciato, coccolato, difeso a partire da quando era al centro della porta rossonera sino a quando tutti vollero tributargli l’ultimo saluto in una rigida mattina in una chiesa di Manfredonia, quel giorno troppo cupa. Non finì là, la città volle intitolargli una curva, quella curva che sempre diffonde nel cielo il suo nome.
“Alè Mancini, alè, alè…alè Mancini alè…”…quanto ci manca questo coro e quanto ci manca lui , Mancio, la sua batteria, la sua semplicità.
Ricordo quando fece imbestialire Baggio in un Bari Bologna perché al San Nicola gli parò di tutto e di più. Ero lì quel giorno, anche il suo amico Kolyvanov non riuscì ad infilarlo.
Quanto mi manca Mancho…quante altre cose mi avrebbe raccontato…quante altre partite a calcetto avremmo giocato.
Per fortuna c’è un popolo che non dimentica, che lo ricorda, che imperterrito grida il suo nome. Mancio se lo è guadagnato sul campo e per strada, lui che poteva permettersi di indossare quelle maglie che a Foggia nessuno indosserebbe mai.
Franco era tutto questo ma anche di più, un calciatore in grado di scrivere numeri importanti che non possiamo esimerci dal proporvi.
Difese la porta del Foggia dal 1987 al 1997, eccezion fatta per la stagione 1995/96, stagione in cui aveva indossato la maglia della Lazio.
Nella lunga militanza in rossonero contribuì alla scalata dalla C1 alla A collezionando 265 presenze tra coppe e campionati, 235 solo in campionato, risultando il quarto calciatore con il maggior numero di partite disputate con il Foggia dopo Gianni Pirazzini, Mauro Colla e Vittorio Cosimo Nocera.
Con le sue 122 presenze in serie A con il Foggia, risulta a tutt’oggi il calciatore che con la squadra rossonera ha disputato il maggior numero di presenze in serie A. Successivamente si trasferisce nel Bari dove disputa tre stagioni intere prima di passare al Napoli, nell’ottobre del 2000 dove rimane sino al 2003.
Giocò nel Pisa in C1 a partire dalla stagione 2003-2004 fino al mese di gennaio 2005, quando si trasferì nella Sambenedettese, con la quale perse i play off contro il Napoli di Reja.
Nel 2005-2006 andò al Teramo mancando la qualificazione ai play-off e l’anno successivo decise di indossare la maglia di portiere della Salernitana.
Nella stagione 2007-2008 giocò ancora in C1 con il Martina società dalla quale si separa nel mese di gennaio 2008. La stagione successiva va a giocare nella Fortis Trani in Promozione ma a dicembre decide di lasciare definitivamente il calcio giocato.
Terminata la carriera di calciatore, nella stagione 2009-2010 era stato allenatore in in seconda e preparatore dei portieri del Manfredonia in Seconda Divisione, mentre nel 2010-2011 era tornato a Foggia con Zeman per allenare gli estremi difensori rossoneri; proprio per la sua serietà e la sua professionalità, il tecnico boemo lo volle al suo fianco anche nella stagione 2011-2012 nella sua avventura in serie B con il Pescara.
A 43 anni avrebbe potuto scrivere pagine ancora importanti ma il 30 marzo 2012 si chiuse un libro, improvvisamente e maledettamente…ma forse questo libro restò chiuso per gli altri. A Foggia no, a Foggia non si dimentica, a Foggia sentiremo sempre gridare il suo nome, nella sua curva, tra la sua gente.