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L’ultimo viaggio di Filippo Fedele

di Micky de Finis

Se n’è andato in silenzio, lasciando tutti con il fiato sospeso perché nessuno poteva pensare che fosse giunta così presto la sua ultima ora.

Chiude così, per sempre, i suoi occhi Filippo Fedele, non solo un amico ed un collega, ma anche un personaggio difficile da dimenticare, sempre aperto all’ascolto degli ultimi, incapace di odiare ma geneticamente ostile a rimanere nei ranghi delle circostanze, troppo angusti per uno che aveva la cittadinanza attiva nel sangue.

Conoscevo bene Filippo , praticamente da sempre.

Era nato in una famiglia napoletana della bella borghesia di un tempo, ma con il destino di dover consumare a Foggia e per Foggia tutta la sua esistenza.

Suo padre, Mario, era un magistrato di grande tempra morale. Lo ricordo sempre in una ristrettissima cerchia di amici: da Pietrantonio Loffredo, altro magistrato del Foro di Foggia, agli avvocati Annino e Pasqualino Gentile, fratelli della mia nonna paterna.

Sin da piccolo Filippo rivelò un’estroversa personalità, che il tempo poi delineò con un carattere esuberante, ironico ed auto ironico, difficile comunque da tenere tranquillo anche nelle più serene discussioni in cui non era necessario fissare per forza di cose un principio.

Andava fiero, direi giustamente, della sua forte amicizia con Marco Travaglio, giornalista di indubbie capacità intellettuali, perennemente fuori dal coro.

Una passione civile la sua piena di scelte difficili, controverse ma innegabilmente importanti perché portavano incollato quel tratto inconfondibile di un’etica scevra da qualunque forma di moralismo.

Ne ho fatte di discussioni con lui, anche con toni molto aspri.

Ma di Filippo Fedele voglio soprattutto ricordare la sua onestà intellettuale, quella sua imbattibile forza nel credere sempre e comunque oltre l’apparente ed il circostante.

Perché Filippo era una persona pulita dentro, nell’anima. E poi aveva un garbo ed una semplicità connaturati in un temperamento immediato e diretto, tutto frutto di una cultura non dozzinale.

È stato in ogni momento un gran signore, riluttante al “politicamente corretto”, abile e velocissimo nel mettere nell’angolo la protervia , da chiunque provenisse.

Non era un bastian contrario e neanche un polemista ad ogni costo. Sapeva però tenere il punto, senza mai insultare perché la sua vera forza era quella di saper stroncare l’avversario.

Quando alle 12.09 Alberto Mangano mi ha scritto un triste e laconico “ Filippo Fedele ci ha lasciato”, mi ha travolto una profonda tristezza, appena appena lenita dal ricordo nostalgico di quel suo dolce, tenero sorriso.

Mancherà a tutti Filippo.

Mancherà sicuramente la generosità del suo impegno civile, perché lui è stato un portatore sano di interessi collettivi che lascia a tutti na bella lezione di vita.