di Antonio Cascavilla
Cosentino, classe 1964, Francesco Repice è da anni la voce principale “Tutto il calcio minuto per minuto”, nonché il radiocronista sempre per mamma Rai delle partite di cartello del massimo campionato, delle Coppe Europee e di tutte le gare della Nazionale.
Com’è nata la sua passione per il giornalismo sportivo?
“Questa è una passione nata da tifoso. Volevo parlare assolutamente di calcio perché questo sport è stato una parte importante della mia vita. La passione non è mai nata è sempre esistita”.
Qual è stata la sua prima radiocronaca?
“Fu una partita tra il Rende e la Paganese, era il campionato di C1 del 1978-1979. Ero sul terrazzo di una signora, la pregammo per farci salire. Ricordo che tutte le domeniche che tornavamo questa signora ci offriva la pasta al forno ”.
Il calciatore più forte che ha mai visto giocare?
“In assoluto è stato Maradona”.
Il più forte che ha raccontato?
“Francesco Totti. Faceva vivere a pieno la realtà in cui giocava. Riusciva a portare in campo tutto lo spirito dei tifosi, aveva una capacità tecnica inarrivabile, riusciva a svolgere quattro ruoli diversi, in due di questi fu il migliore al mondo, è stato il calciatore capace di segnare più gol di tutti, di vincere una scarpa d’oro pur non essendo una punta”.
Anche il mondo dello sport sta vivendo un periodo particolare a causa del coronavirus. Secondo lei è giusto fermarsi?
“Io non ho una risposta. Non so se si riuscirà a riprendere, cosa che mi sembra molto complicata, mi sembra che si voglia trascinare avanti questa stagione nel più breve tempo possibile per far fronte a delle legittime situazioni finanziarie non certo per spirito sportivo. Non mi sembra che si possa tornare a giocare dopo tre mesi di inattività, concentrare le partite in poche settimane e poi rischiando che i giocatori si facciano male a causa del mancato allenamento. Se riusciranno a fare una ripresa non sarà mai pallone, non sarà mai calcio vero senza il pubblico”.
In caso di ripartenza della Serie A, quale sarebbe il periodo migliore secondo lei?
“Prima si fa e meglio è, significherebbe che siamo abbastanza usciti dalla situazione che purtroppo in Italia ha portato tante vittime. Mi sembra che si stia cercando di far rivivere qualcosa che così come siamo abituati noi a vederla non può certo rivivere in poche settimane”.
Come vede la prossima sessione di mercato estivo?
“Vedo un mercato creativo, pieno di scambi e prestiti. Sinceramente non vedo grandi colpi, almeno che non si riparta tutto da zero per limiti economici in vista della situazione che stiamo vivendo”.
In questi giorni si parla molto delle leghe minori come la serie B, C, D. Cosa si potrebbe fare per salvarle?
“Penso che la richiesta della lega di serie C sia più che legittima, procedere con quelle quattro promozioni.Sono club che non hanno le stesse strutture delle squadre di serie A, non ci sarebbe un allenamento sicuro per i calciatori. Vedremo cosa deciderà il consiglio federale”.
Champion’s League: a Torino si gioca Juventus – Atletico Madrid, la partita finisce 3-0 per i bianconeri. Quale fu l’emozione che CR7 riuscì a trasmettere nei tifosi?
“Quello che portano tutti i fuoriclasse, per questo sono diversi dagli altri perché coinvolgono il pubblico nello stadio e riescono a rendere speciale una cosa che in realtà sembra normale ma che poi non lo è. La differenza tra i grandi giocatori e i fuoriclasse è esattamente questa, la capacità di emozionare il pubblico, di farlo innamorare e di uscire contenti da uno stadio. Io credo che quella sera i tifosi della Juventus siano usciti dallo stadio molto felici, sapendo di avere nella loro squadra il più forte di tutti”.
Un consiglio per i giovani che vogliono intraprendere la strada del giornalismo sportivo?
“I giovani devono leggere tutto. Questo è il consiglio che mi dava Sandro Ciotti. Come diceva Sandro, avere a disposizione un bagaglio di parole è fondamentale per raccontare un evento avendo a disposizione tanti colori per poter dipingere una tela senza mai annoiare chi ti ascolta”.
L’intervista termina così, con una citazione di Sandro Ciotti rivolta ai giovani (come me) e non solo a coloro i quali vogliono inseguire il sogno di raccontare un giorno le imprese dei loro campioni.
La vita di ogni uomo non può fare a meno dello sport, sarebbe come scrivere un testo senza le parole.