di Alessio Mangano
È stato il primo acquisto del Foggia, è stato il calciatore con il quale è ripartita la storia del club rossonero. Si è visto da subito che Federico Gentile era in piena sintonia con Felleca e Corda, evidentemente l’impresa di Como aveva cementato il rapporto e quindi è diventato logico continuare insieme anche a Foggia. Una carriera distribuita tra serie C e serie D con il vizietto del gol a dispetto di un ruolo, quello di centrocampista, che di solito non regala un numero così alto di marcature. Sinora sono 3 le marcature, considerando anche il fato che, per esigenze di squadra, diverse volte ormai si è dovuto “adattare” al ruolo di centrale di difesa. Ecco, questo è lo spirito che risulta subito evidente, quello cioè di sacrificarsi per il bene della squadra, pensando più al collettivo che a se stesso.
Un vero capitano che in campo usa il guanto e la spada, incoraggia i compagni e li rimprovera se necessario, praticamente un allenatore in campo che, con il proprio carisma e la propria totale dedizione, diventa un leader trasformando la squadra a sua immagine e somiglianza.
Domenica, a fine gara, ha dichiarato di chiedere a se stesso continui miglioramenti, di essere conscio, nonostante la sua buona gara, di dover comunque dare sempre di più, di avere ancora ampi margini di crescita. Immagine di reale umiltà e di orgogliosa appartenenza ad un gruppo vero.
Dopo sole 10 partite di campionato, Gentile, è diventato un punto di riferimento per tutti a tal punto che sembra abbia giocato da queste parti da sempre, che sia stato il capitano rossonero da una vita.
Ora ci è chiaro perchè questo progetto partiva con questo elemento, Felleca e Corda non potevano fare a meno del loro leader in campo, del loro capitano, della loro certezza. I tifosi, la piazza intera lo riconoscono come la punta di un iceberg che si incunea sempre più in alto verso un sogno che al momento nessuno vuole pronunciare.