Oggi c’è da salvare il salvabile, oggi c’è da onorare una partita. Tre gol sono tanti da rimontare soprattutto contro una squadra con la quale hai perso tre partite su tre. La gara dell’andata è di quelle che non ti hanno fatto dormire, che ti hanno convinto che ormai nei prossimi weekend puoi pensare tranquillamente solo al tuo ombrellone. Tu ci credi ma hai paura a dirlo, sembreresti patetico, sai che non ti seguirebbe nessuno.
Entri allo stadio, le squadre si stanno riscaldando, senti i primi fischi e ti accorgi che sono diretti ai tuoi avversari. Allora forse qualcuno la pensa come te. Leggi la formazione, oggi ci sono poche alternative, in panchina forse non hai nemmeno la possibilità di fare i cinque cambi. Pazienza, speri almeno che si possa vincere, sarebbe già una consolazione, magari magra, ma pur sempre una consolazione.
Sali le scale per guadagnare il tuo posto di sempre e senti che c’è un bel clima, sembra una finale che si può vincere. Torni in te stesso. Tre gol sono tanti, i tuoi avversari all’andata ti hanno umiliato. Ci sono le due curve che ci credono però, sale l’urlo “Tutto lo stadio!”. Forse si può fare, forse non sono solo io che ci credo, forse val la pena tentarci, oggi c’è solo da guadagnarci dopo quello che ormai si è perso.
La partita comincia, la tua squadra è viva, si vede che oggi vuol buttare il cuore oltre l’ostacolo, si butta su tutte le palle, il pubblico l’aiuta e in quello stadio, se hai questo aiuto, forse può succedere l’imponderabile.
Hai qualche occasione, non sei fortunato o forse la frenesia la fa da padrone, si perde lucidità sotto porta.
Finisce il primo tempo, avevi sognato di stare 2-0 all’intervallo, le tue certezze vengono meno ma il pubblico, le curve non si fermano e gridano “…sino al novantesimo”.
Il cronometro corre come un pazzo, passa un’altra mezzora, la tua squadra non molla ma non segna, sicuramente lo meriterebbe ma forse il finale era già scritto. Cominci a pensare che se avessero giocato anche con metà della grinta di oggi giovedì scorso, forse l’epilogo sarebbe stato diverso.
Mancano 12 minuti e finalmente la rete si gonfia. Ora lo stadio è una bolgia. Allora veramente dobbiamo crederci? Dai proviamoci, maledizione ci siamo svegliati troppo tardi. Peccato, siamo arrivati al novantesimo. Sei minuti di recupero. Figuriamoci se possiamo fare due gol nel recupero dopo averne fatto uno soltanto dopo circa 80 minuti. C’è qualcuno che però ancora ci crede, sono sempre loro, quelli delle curve e con loro ora tutto lo stadio. Passano tre minuti, la porta si gonfia ancora. Caspita, allora ce la possiamo fare, crediamoci. Mancano due minuti, ora solo uno. Calcio d’angolo, sicuramente l’ultima occasione. Ricordo solo il portiere che chiede di andare nell’area avversaria…poi non ricordo più niente. Non so più dove sono, con chi mi sto abbracciando, chi mi ha fatto il gavettone. Piango esattamente come piansi per un gol di Domenghini in un Foggia Napoli del 76/77. Allora però avevo solo 14 anni.
Oggi ha vinto chi ci ha creduto, oggi hanno vinto le curve. Onore a loro. Io ci credevo, in tanti forse ci credevamo ma senza di loro oggi non ce l’avremmo fatta.
Il calcio è bello perché alterna emozioni diverse. Si andrà ancora avanti? Chissà…oggi intanto è stato bello esserci e sapere che non eri solo. Questo è stato sicuramente straordinario.
Stanotte non si dormirà, l’adrenalina è tanta, ma va bene così e vaff… a chi ci vuole male.