di Alessio Mangano
Non è facile tre giorni dopo il derby, subito dopo le polemiche sul mister, immediatamente dopo il necessario intervento di Nember, lasciar fuori Mazzeo, Galano, Carraro, Deli, Gerbo, Zambelli tutti insieme e uscire dal Tombolato con più di un rammarico ma con la consapevolezza di avere molto di più di quello che si è visto in queste prime 10 giornate.
E quindi grazie alla lucidità di Grassadonia che non si fa influenzare dall’esterno ma assegna le maglie da titolare a chi sta meglio durante gli allenamenti e non secondo il curriculum e la carriera, il Foggia esce dal campo tra gli applausi dei presenti. Questa partita diventa quindi la risposta del mister ad una società che lo ha voluto blindare, che lo ha protetto, che gli ha dato la possibilità di restare sereno nelle sue scelte.
La squadra ha risposto alla grande con la giusta determinazione, la giusta aggressività ma rimanendo serena. Cicerelli ha fatto a destra un lavoro impegnativo ma non ha sfigurato, Chiaretti, tra i migliori in campo e non solo per il gol e per il fatto di essere un ex, ha lottato su tutti i palloni. Gori ha portato la sua fisicità al servizio del reparto avanzato, forse creando gli spazi per gli inserimenti dei compagni ma non trascurando la possibilità di puntare la rete. Agnelli e Busellato hanno portato esperienza e generosità nel reparto nevralgico del campo mentre Kragl si è rivelato ancora una volta prezioso assist-man: dai suoi piedi sono partiti i cross che hanno generato le azioni più pericolose del Foggia.
Sicuramente questa partita verrà ricordata per l’emozione di rivedere, anche se per pochi minuti, Re Pietro con la maglia rossonera. Se poi avesse segnato nell’unica clamorosa occasione capitatagli, quella curva rossonera sarebbe “crollata” dalla gioia.
Adesso il mister avrà da pensare sino a sabato prossimo: “Chi metterò nell’undici titolare contro il Brescia?” La verità la scopriremo solo attraverso gli altoparlanti dello Zaccheria.