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Una partita che volevo vedere dal divano

È una partita importante, una di quelle da vivere intensamente. Dopo una giornata di lavoro cominci a sentire che l’adrenalina è quella delle occasioni importanti. Sei pronto a stare comodo sul divano, hai pensato a una busta di patatine e ad una birra ghiacciata, non sai se ci sarà tempo per la cena.
Ti accomodi, parte il collegamento da Alessandria, le prime immagini sono dedicate alla curva che si colora di quei due colori che ami, vorresti stare lì, sembra di essere a casa tua e soffri perchè vorresti stare lì, ti senti quasi un traditore per non vivere la serata con i tuoi tifosi. Intervista all’allenatore, si parla di questo pubblico meraviglioso, tu ti senti orgoglioso di esser nato foggiano.
Cerchi di essere razionale, sei in vantaggio, sono loro che devono recuperare, poi pensi che non è scontato, anche a Chiavari si partiva così.
Pronti via, Costa gonfia la rete, guardi l’arbitro che indica il centro del campo. Salti in piedi, sei a mille, vedi l’orizzonte luminoso.
Passano i minuti, vedi che la tua squadra soffre, tu soffri con loro capisci che la strada è ancora lunga ma razionalmente capisci che non poteva essere diversamente.
L’orologio è lentissimo, ti arrabbi per qualche cartellino giallo che non condividi, per qualche decisione che non ti aggrada ma sei di parte e forse non è proprio così. “Arriviamo all’intervallo in vantaggio e poi andremo in discesa“.
Ci siamo, c’è un corner per loro, forse il primo o forse non ricordi. All’andata arrivò proprio un gol da un tiro dalla bandierina. Caspita, ho tirato i piedi, proprio su corner arriva il pareggio, maledizione.
Oggi sono aumentate le sigarette, avevo deciso di smettere ma è meglio pensarci domani, stasera è difficile.
Intervallo.
Intervista al presidente, sembra sereno, forse non è tutto perso, si parla ancora dell’esodo di massa dei tifosi, senti che si stringe lo stomaco. Ma loro ce l’hanno i tifosi?
Dai uno sguardo al divano, praticamente non mi sono mai seduto, le patatine sono ancora lì, la birra è finita da tempo, qualcuno ti chiede se nel frattempo vuoi mangiare, non ricordo nemmeno la mia risposta.
Si riparte e arriva la doccia fredda con un ragazzino che sembra che sia una promessa e che trova il tiro della domenica. Il portiere poteva essere più indietro? Si poteva prendere? Realizzi che quando si fanno certi gesti tecnici, non esistono responsabilità. Prepariamoci al peggio. La tua squadra si riprende, capisci che non può finire così. Attenzione ai calci da fermo, possiamo farci ancora male.
Cominci ad imprecare…”ma no, non si possono dare certe punizioni, non c’era fallo“. È andata. Dai diamoci una mossa. Il tifo è sempre più assordante, non può finire così.
La tua squadra è viva, quando scende può far male.
Si va ai supplementari. Il tuo cane ormai ha capito che il divano è tutto suo, vai in cucina, ci vuole un’altra birra.
Prodezza sulla linea di porta di un difensore in acrobazia. Le bestemmie non si contano, le grida nemmeno.
Un ragazzino sulla sinistra brucia gli avversari, mette la palla al centro, gridi al gol ma il portiere non sa nemmeno lui come la devia. Ma vaff…
Rigori. Cammini avanti e dietro, il salone ti sembra piccolissimo, percepisci la tensione sugli spalti, bene, non sono solo. Ti fai coraggio, hai vissuto le finali dei mondiali alla stessa maniera, la Coppa non è la stessa cosa…o forse sì
Il portiere ti para il tiro, mannaggia. Il prossimo è decisivo, vai portiere, fai il miracolo…il buio.
Spegni il televisore, non vuoi più sentire niente, pensi alle critiche, alla panchina corta, alle scelte sbagliate. Che si fa? Si dovrebbe andare a dormire ma già sai che non è cosa, non ce la farai. Pensi a quella curva che deve tornare a casa, i chilometri sembreranno più lunghi dell’andata, un po’ come i minuti nel primo tempo. Devi scrivere il pezzo ma non ce la fai. Realizzi di non essere un buon giornalista, non sei obiettivo, sei di parte. Capisci di essere un “giornalista tifoso”. Che te ne frega? Forse sempre meglio di essere un “giornalista contro“.
E allora ti riprendi, ti ricordi di Chiavari, di Rivaldo, di Paternò e comprendi che si deve andare avanti, che è valsa ancora la volta la pena di vivere una intensa tensione. Meno male che sono nato foggiano.
Sono pronto, prepariamoci per domenica, andiamoci a riprendere quello che anche un po’ di sfiga ci ha tolto stasera.

(ph. Alessandro Forcelli)