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Torniamo a riscrivere la storia

La storia si scrive, la storia si legge, la storia va avanti.
Non tutto si ricorda, non tutto si vuole ricordare. C’è una storia lunga, un capitolo lungo, troppo lungo che inizia nel 1998 allo stadio Arechi di Salerno dove il Foggia sprofonda nel dimenticatoio. Da allora pochi paragrafi degni di nota: una ulteriore retrocessione, una finale persa a Paternò, la cavalcata di Marino e De Zerbi, il fallimento, Coccimiglio, gli otto soci, il dramma al Partenio, il gol di Caraccio, il ritorno di Casillo e Zeman e poi il buio, quel buio che forse avrebbe potuto non far più scrivere nessun altro paragrafo.
Ma la storia resta, quella storia che si vuol ricordare, quella storia del Foggia che fu, quella di Pugliese, Rosa Rosa, Maestrelli, quella entusiasmante del primo Casillo, quella del “Juve o Milan? Meglio il Foggia”.
Nel 2012 c’era rimasta solo la possibilità di rileggere la storia, quella che non si può dimenticare e allora c’era la consapevolezza che forse il Foggia sarebbe rimasto legato a quei capitoli di quella lunga storia perchè difficilmente se ne sarebbero potuti scrivere altri importanti.
Poi si ricominciò con poche risorse e tanto entusiasmo. Venne l’era di Padalino, la conquista dei playoff tra i dilettanti, la colletta, il ripescaggio, il quinto posto nell’ultima stagione della vecchia C2 con la relativa conquista della Lega Pro, il ritorno di De Zerbi, l’eliminazione del Bari in Coppa Italia, gli appalusi dei tifosi leccesi in una semifinale playoff, il disastro con il Pisa, l’avvento di Stroppa, il gol di Coletti al Lecce, il ritorno in B, la vittoria all’Arechi dopo 19 anni, i tifosi presenti in migliaia in tutta Italia, la serata di Frosinone e la conquista di un meritato nono posto che nessuno avrebbe potuto immaginare in quel luglio del 2012 quando si raccoglievano i cocci e si provava a sopravvivere.
Oggi la storia si sta scrivendo, non la si sta solo leggendo. Oggi non dobbiamo sfogliare più un album con foto ormai ingiallite dal tempo o rivedere vecchie videocassette del calcio che fu.
Oggi la storia si scrive con la netta sensazione che questa storia verrà ricordata perchè questa è una storia importante, una storia sicuramente difficile da prevedere solo qualche anno fa.