di Michele Caggiano
E’ passato quasi un anno, ma le emozioni di quella partita restano ancora vivide nei miei ricordi di tifoso. Era il 15 dicembre e il Foggia ospitava il Venezia di Inzaghi. I Satanelli non riuscivano a vincere una partita davanti al proprio pubblico, i lagunari, seppur in leggera flessione in quel periodo, erano una delle rivelazioni del primo scorcio di campionato. Tutti aspettavano la vittoria del Foggia, tutti a sperare che una vittoria contro il Venezia rappresentasse la svolta per i ragazzi di Stroppa.
La cronaca di quella sera fu, purtroppo, la copia fin troppo brutta delle precedenti prestazioni casalinghe dei rossoneri. Una squadra poco concreta, distratta, schiacciata dalle eccessive pressioni di uno Zaccheria ormai spazientito dalla mancanza di risultati e di…. attributi. Il tabellino di quella sera riporta che il Foggia subì il primo gol al 5 del primo tempo e al 9 del secondo: implacabile Zigoni in entrambe le occasioni, implacabile la dura legge del calcio che punisce chi entra in campo senza la giusta concentrazione.
Al 65esimo, in un clima di dura contestazione con le curve che invitavano Stroppa ad andar via, Vacca “saluta” il campo e i tifosi (passerà al Parma di lì a poco) avvicendato da Deli, altro oggetto misterioso che fino ad allora non aveva saputo confermare quanto di buono aveva fatto vedere nella trionfale cavalcata della stagione precedente verso la promozione. E negli ultimi minuti, succede quello che nessuno avrebbe mai immaginato: la squadra svogliata ed impaurita, probabilmente pungolata nell’orgoglio dai fischi e dalle urla di scherno, butta il cuore oltre l’ostacolo e riesce miracolosamente a pareggiare lo score negli ultimi minuti della partita, all’88esimo con Beretta, al 96esimo con Deli.
E quell’urlo sul pareggio di Ciccio Deli mi restò in gola: un mix di felicità per l’insperato pareggio e di rabbia perchè, per la prima volta, la squadra aveva dimostrato che con un po’ di garra avrebbe potuto raggiungere gli obiettivi che si era prefissa.
Quegli ultimi dieci minuti, forse, furono la vera svolta per il Foggia che nel girone di ritorno conquistò la meritata salvezza: al di là del risultato, i giocatori forse avevano compreso come affrontare la categoria.
La partita di domani appare, come allora, un crocevia importante per i Satanelli e le sensazioni sono molto simili a quelle di un anno fa. Il risultato pieno è ormai diventato un obbligo per smuovere la classifica, ancora troppo “penalizzata”, e per scuotere gli animi, per prendere coscienza dei propri mezzi, per credere veramente che una rosa del genere non può annaspare al penultimo posto della classifica.
Allora che si vinca, finalmente, e che ci si convinca di essere forti, non solo nelle parole delle conferenze stampa, ma anche sul campo. E soprattutto, che si urli, di gioia.