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Quel giorno la Lazio non si scansò

“Ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro…”

Ve la ricordate?

Eh sì, il 5 maggio, croce e delizia di tutti gli studenti che, come la telefonata della Tim alle 15, prima o poi sanno che arriva.

Il buon Manzoni mai poteva immaginare che, per noi interisti, questa data rappresenta una pagina tristissima, bruttissima, di quelle che si tramandano di generazione in generazione.

È da poco trascorso questo giorno, ma ogni anno è una fitta al cuore che si prepara già qualche giorno prima con gli immancabili post su Facebook e che si prolunga per altrettanti, su Instagram o nei messaggini degli amici juventini e oltre.

Nel 2002 vincendo all’Olimpico i biancocelesti tolsero all’Inter uno scudetto che aveva praticamente già in tasca e fece piangere Ronaldo.

Vederlo in panchina con le lacrime agli occhi mi fece commuovere, mi fece ricordare che anche i calciatori hanno un’anima, un cuore, sono come noi!

Sono passati diciassette anni da quel Lazio-Inter eppure il 5 maggio ha ancora un gusto terribilmente amaro per ogni tifoso nerazzurro; quanto accadde quel giorno all’Olimpico dimostra come nel calcio non si possa mai stare tranquilli, nemmeno quando i risultati sembrano essere già scritti.

“Così percossa e attonita la terra al nunzio sta”.

Allora la Lazio non si scansò.