Nei giorni scorsi si è parlato molto di Superlega e numerose sono state le riflessioni in merito. Non entro nel merito di cosa potesse succedere se le squadre coinvolte non avessero fatto un passo indietro, anche se sembra probabile che, prima o poi, qualcosa possa accadere.
La vicenda comunque ha evidenziato quello che il calcio è diventato negli ultimi anni in un percorso che è apparso irreversibile. Tutti abbiamo constatato che certamente non è il calcio di oggi ad aver fatto innamorare una intera nazione, non è questo calcio che ci ha trasformato tutti in commissari tecnici.
“Il calcio è della gente” non è solo una frase fatta, una di quelle che spesso viene ripetuta negli articoli dei giornali. Il calcio resta uno sport popolare, ancora praticato nei cortili e per le strade dai bambini e che ti porta a tenere per la squadra della tua città o per quella dove gioca un fuoriclasse che ti ha colpito particolarmente.
Il calcio è popolare perchè nasce sui gradoni delle gradinate che si conquistavano tre ore prima della gara. Il calcio era quello che ti faceva scappare dallo stadio per seguire “Novantesimo minuto” e che ti teneva incollato la sera davanti alla tv per la “Domenica sportiva“. Non c’erano altre immagini, non esisteva internet, non c’erano gli smartphone, il calcio non si manifestava grazie ad un clic.
La gente segue il calcio perchè allo stadio chiedeva il risultato delle squadre concorrenti a chi, al tuo fianco, seguiva in diretta i risultati alla radio. Non c’erano anticipi, nemmeno posticipi, d’inverno si giocava alle 14,30 sino ad arrivare a maggio quando il calcio d’inizio era alle 17.
Il calcio è stato sempre dominato dalle grandi ma quanta simpatia suscitarono i successi del Cagliari o del Verona, proprio perchè rappresentavano la possibilità che i miracoli si potessero avverare.
La domenica si chiudeva e si aspettava una settimana. Nel frattempo si seguivano i quotidiani, spesso si sfogliavano nei bar. Quelle erano le uniche notizie, altro che fake news o gossip.
Non mi piace fare il bigotto e nemmeno il nostalgico ma sono legato a quel calcio pur comprendendo che lo stesso, dagli anni novanta, è entrato in un tritatutto che per un po’ ha alimentato la passione ma che alla fine è arrivato a farti dimenticare anche giorno e orario di una determinata partita.
Il calcio continuerà a cambiare, questo è certo, ma non mi vergogno di dire che a me in tv piaceva anche vedere solo un tempo in differita di una partita alle 19 della domenica, c’era più gusto e tanta voglia. Oggi si fa indigestione di calcio in tv ma ci entusiasma di meno, anche questo è un dato di fatto.
Che venga anche la Superlega visto che indietro purtroppo non si può tornare più.