Siamo all’epilogo. Siamo dove nessuno pensava si potesse arrivare. Siamo a due mesi e mezzo dalla disfatta contro il Monterosi. Siamo praticamente in un sogno. Ciascun foggiano vuole il fatidico pizzicotto, è veramente tutto vero o c’è il rischio di ritornare nella dura realtà?
Si dice che le cose belle sono quelle che meno ti aspetti, con Caramanno si vinse nell’anno che doveva essere solo di transizione. Con Stroppa si veniva dopo le imprese di De Zerbi, nessuno poteva immaginare che dopo la delusione con il Pisa, immediatamente si potesse godere di un entusiasmante riscatto.
Sino a qualche giorno fa si diceva che potesse finire prima o poi, che si dovesse comunque applaudire i protagonisti di questo importante e prezioso percorso ma ora cambia tutto: ora o si vince o si esce sconfitti. È la dura legge dello sport.
La gente sa che la squadra ha bisogno del proprio sostegno, che bisogna aiutarsi per essere perfetti, che non si può abbandonare il percorso sul più bello, che bisogna stare con i piedi per terra ma crederci fermamente. Quante notti abbiamo sognato quella respinta di testa di Moi e quel gol di Rivaldo, eroe forse per un sol giorno. Quante volte abbiamo viceversa rivisto quel colpo di testa di Caraccio, anche lui mai osannato in carriera come in quella gara.
Oltre una settimana da trascorrere con la testa sempre a quel triplice fischio finale del 18 giugno. E come si sopravvive con quest’ansia, come si fa a non pensarci in questi giorni?
Il pubblico può aiutare a soffiare sul pallone che deve gonfiare la rete, forse allo Zaccheria lo deve fare più di una volta… o forse no, la storia di questi playoff sta dicendo tutt’altro, meglio non gestire il risultato, meglio il sudore della maglia sino all’ultimo secondo.
Caro Foggia, qualunque cosa succeda, dal 19 ci saremo sempre, ma prova a regalarci un sogno, fallo per tutti quei ragazzi che erano l’altra notte sino all’alba a ringraziarti, per quelle famiglie che al completo, al fischio finale, sono scese a festeggiare portando in piazza il proprio orgoglio e la voglia di esserci.
Fallo per chi pianse quel giorno al Bentegodi per una favola interrotta, per chi da allora ha aspettato che si potesse tornare ad esserci.
Non può finire adesso.
Dai, un ultimo sforzo e rimettiamo le cose al proprio posto!
(ph. Alessandro Forcelli)