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Non è certo un’ultima spiaggia…

di Alessio Mangano

Se fossero solo superficialità e presunzione le cause della brutta prestazione Foggia a Fasano, la lezione dovrebbe essere risultata ora chiara. Non basta chiamarsi Foggia, non basta vestire le gloriose casacche rossonere per andare a casa degli altri e combattere la loro umiltà ed il loro timore reverenziale.
Non è una partita decisiva, non si decidono le sorti del campionato nella gara contro l’Agropoli, ma di certo bisogna recuperare quel po’ di credibilità che va data ad una nobile decaduta che è accompagnata da un pubblico che ha solo voglia di riscatto.
La società conosce i calciatori e sa benissimo quanto possono dare in campo, la stessa società sa perfettamente in quali settori del campo bisogna operare per aumentare il tasso di qualità ed il pubblico le ha dato fiducia sottoscrivendo un numero di abbonamenti importante per la categoria, ma il campo, come è giusto che sia, è sempre l’ultimo a dare i giudizi.
Sicuramente se si vuole operare sul mercato, bisogna affidarsi a gente di categoria la quale verrebbe a piedi a Foggia mentre se si cercano calciatori al tramonto o calciatori che sperano di strappare ancora contratti professionistici, allora sì che la serie d può essere un limite. Non è poi detto che chi abbia fatto la serie C possa dare di più di chi ha già calcato i campi polverosi dei Dilettanti. I nomi interessano poco alla piazza, la gente preferisce il signor nessuno che suda con onore la maglia che indossa.
Aspettiamo a fare considerazioni, la fretta porta a formulare sentenze che, nel bene o nel male, possono essere errate. L’inizio della stagione, le vittorie in Coppa forse avevano illuso. C’è tempo per recuperare ma, all’esordio in casa, si deve conquistare il risultato soprattutto per la fiducia nei propri mezzi e perchè il Foggia in serie D a zero punti non si può proprio vedere.