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Non ci resta che… vincere

di Massimiliano Contini

A 48 ore dal ritorno in campo contro il Padova faccio delle riflessioni emerse dall’ultima partita del Foggia contro il Pescara che hanno scaturito in me delusione e rabbia. Aldilà della sconfitta e del rigore sbagliato da Mazzeo, non si può ignorare quanto fatto di brutto del Foggia nei primi 70 minuti del match contro il Pescara. Squadra lenta, ritmi blandi, difficoltà nel trovare la giocata giusta anche con quegli uomini che ne hanno le caratteristiche tecniche come Carraro, Deli e Chiaretti, mai ma proprio mai sono stati protagonisti di giocate che avrebbero potuto mettere in difficoltà la compagine di Pillon che chiudeva bene tutti gli spazi senza correre pericoli. Che la partita sarebbe stata difficile per il modo di giocare dei pescaresi lo si sapeva ma non si pensava che potesse risultare così ostica. Tiri verso la porta di Fiorillo pochissimi e tutti di una facilità inaudita per le parate del portiere biancazzurro, per non parlare, poi, dei calci di punizione e calci d’angolo che sono stati facile preda del giovane portiere ex Livorno. La partita disputata all’Adriatico, insomma, ha mostrato crudelmente a chi forse lo sottovalutava che in serie B non bastano l’aggressività, la voglia di lottare e le motivazioni, aiutano ma non bastano! Occorre qualcosa in più, la qualità dei singoli che risulta imprescindibile se non si vogliono correre rischi e quello che preoccupa, oltre alla classifica, è la mancanza o meglio è la scomparsa di quell’entusiasmo che era nato dopo le belle prestazioni contro il Carpi quest’anno, ed il bellissimo girone di ritorno dello scorso campionato cadetto che portò la squadra di Stroppa ad un passo dalla qualificazione per i playoff. Forse, ma è una mia impressione che quel periodo sia stato gestito male da tutti: dallo staff tecnico, ai giocatori, dai tifosi agli operatori dell’informazione, si è incorsi nell’errore di sopravvalutazione del valore della squadra e si è creduto di essere in grado di “ spaccare il mondo “ rinnegando quanto di buono era stato fatto fino ad allora. E lì sono iniziati i mali del Foggia, da Crotone, passando per la sconfitta interna contro il Palermo per arrivare, infine, e speriamo che sia la fine di un incubo, all’ultima gara contro gli abruzzesi. Tre partite, 0 punti, 7 gol subiti, 2 gol realizzati e tutte quelle certezze faticosamente costruite in questi anni a furia di buone partite e di un buon calcio espresso grazie a Roberto De Zebi prima e Giovanni Stroppa poi sembrano essersi dissolte nel nulla. L’augurio è che il mister Grassadonia abbia capito la lezione e che la squadra abbia la forza di gestire le vittorie con l’umiltà necessaria senza autoincensarsi ad ogni vittoria e senza farne tragedie nelle sconfitte, ma trovando gli stimoli e le motivazioni per riprendersi e puntare in alto nella classifica. A latere vorrei ricordare che abbiamo circa dieci punti di distacco dalla zona salvezza, oltretutto il tempo stringe visto che le giornate non sono 42 come lo scorso anno bensì 37.