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Luigi Di Pietro e il Foggia Social Club

Incontriamo Luigi Di Pietro presso la Camera di Commercio di Foggia dove svolge la sua mansione di funzionario. Persona molto stimata in città e professionista molto apprezzato, non ha mai nascosto quella che è la sua passione più grossa, quella legata alla squadra della sua città.

 – La gente ha cominciato a conoscerti per il tuo forte impegno nel progetto Missione Lega Pro. Cosa ci racconti di quella esperienza?

“Sono stati 10 giorni frenetici, giorni nei quali io, Alberto Mangano con Davide Pelusi e Gianni Mongelli ci siamo impegnati mettendoci la nostra faccia, la nostra credibilità e alla fine siamo riusciti a racimolare la cifra importante di 108.000 euro, cifra che è stata fondamentale per il ripescaggio nei professionisti; è bene ricordarlo, eravamo sono nei dilettanti e di gente che credeva ancora nel progetto Foggia ce ne era veramente poca. Ricordo di giornate trascorse senza pranzare nel Palazzo di Città a fare telefonate, ad incontrare gente ma quella fatica è stata ampiamente ripagata. Il nostro grazie allora fu soprattutto a quei tifosi che vollero contribuire anche solo con 10 o 20 euro ma che riponevano, in quel piccolo gesto, la fiducia nel futuro rossonero?”

 – Oggi ti senti anche tu artefice di quel percorso che ha portato il Foggia in serie B?

“Diciamo che mi sento orgoglioso di quello che ho fatto ma lo vivo come fatto assolutamente personale, non voglio visibilità, non ho velleità politiche, l’ho fatto con il cuore.  Sono solo contento che il mio sforzo allora non fu vano.”

 – Portata a termine la Missione Lega Pro, però Gino Di Pietro non si è fermato….

“È vero, tutto nasce quando due anni fa il mio amico Antonio Ciuffreda si impegnò per le coreografie durante i play off, coreografie che hanno fatto il giro del mondo. Allora ho capito che intorno al Foggia si poteva realizzare qualcosa che potesse essere utile anche per il sociale. E allora con l’aiuto di tanti amici che con me frequentano la tribuna, è nato il Foggia Social Club. Siamo un gruppo molto compatto e le partite in trasferta le vediamo tutti insieme presso la sede della Banca Mediolanum in via Bari.”

 – Quali sono state le vostre iniziative?

“La primissima iniziativa è stata quella a favore delle popolazioni terremotate del centro Italia. Siamo riusciti a raccogliere cibo, coperte ed indumenti che abbiamo tempestivamente inviato alle popolazioni colpite. Poi abbiamo operato sul nostro territorio aiutando per esempio i bambini sfortunati accolti dalle Suore di San Giuseppe portando loro indumenti e piccole somme di denaro. In occasione della partita Foggia Juve Stabia abbiamo portato in campo 25 bambini e tra loro anche molti sfortunati sempre dell’Istituto San Giuseppe: questa iniziativa l’abbiamo condotta insieme all’associazione Mario Del Sordo che si occupa del dopo scuola per i bimbi indigenti.”

 – Cosa farà a breve il Foggia Social Club?

“Lancerà “Foggia for Children” in collaborazione con Cuore Onlus e i Medici clown: è previsto uno spettacolo teatrale, poi organizzeremo uno show e tutto il ricavato, grazie al contributo della Fondazione Mediolanum, sarà raddoppiato. Il ricavato sarà ancora a favore dei bambini più sfortunati. Gli stessi bambini scenderanno in campo con uno striscione che promuoverà l’iniziativa.”

 – Vediamo ora alla passione vera di Di Pietro, il Foggia. Cosa pensi dell’attuale situazione dei rossoneri?

“Eravamo stati abituati bene lo scorso anno: vincevamo sempre e ogni vittoria alimentava il nostro entusiasmo. Oggi siamo in una categoria importante ma secondo me abbiamo già metabolizzato il salto e sono molto fiducioso per il futuro. È un campionato molto equilibrato e se arriveranno i giusti acquisti a gennaio grazie anche al nuovo ds Nember, potremo solo far meglio.”

 – A proposito di Nember, come valuti il suo ingaggio?

“È la dimostrazione che la società pensa in grande. D’altro canto non penso che si possa dire che hanno agito con il braccino corto. Hanno speso molto, forse avrebbero potuto spendere meglio ma a questa gente che guida questa società noi tutti dovremmo dire una sola cosa: grazie!”