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La retrocessione ha altri colpevoli

“…vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandar…”
Mai come questa volta le parole del Sommo Poeta risultano calzanti per l’ulteriore retrocessione determinata questa volta dal palazzo. Era sembrata da subito impresa ardua senza volersi addentrare nei meandri di una decisione che altrove davano per scontata. Fa rabbia è vero, risulta una sentenza soprattutto ispiegabile e incomprensibile ma lasciamo alle persone di legge spiegare la decisione e come si potrebbe orientare la società nell’immediato futuro.
Noi torniamo a parlare di calcio, torniamo a parlare di retrocessione, torniamo a parlare di quello che sul campo ha determinato la disfatta.
Oggi un popolo intero è stato legato agli smartphone e ai tablet per aspettare un punto, un maledettissimo punto che avrebbe salvato il Foggia. Quando si perde, si guarda sempre agli altri, si pensa ai biscotti delle altre squadre, si pensa alla giustizia sportiva, dimenticando che un punto si prende anche e soprattutto sul campo e il Foggia di punti ne ha buttati a iosa.
Si è voluto imporre, a parole, il proprio gioco su tutti i campi quando una squadra che doveva salvarsi doveva essere brava anche a fare le barricate, anche a giocare sporco, pur di portare un misero punto dove spesso non ha preso niente.
Dichiarazioni presuntuose, superficialità nel valutare una situazione preoccupante, scontri diretti regalati, incapacità di mantenere un punto nell’ultima gara e poi cerchiamo un punto dal palazzo?
Si retrocede perchè più scarsi degli altri, perchè la penalizzazione la si conosceva da subito, da quando si pensava alla serie A nei due anni.
I tifosi sono stati maltrattati dal Palazzo ma anche da chi non ha fatto il minimo sindacale per stare con la coscienza a posto.
Consentitemi infine una battuta, che mi fa male ma che oggi mi esce dal cuore: se non facciamo i playout almeno ci risparmiamo la terza retrocessione in meno di un mese.