di Mimmo Attini
Andrò controcorrente rispetto alle tante voci giuste e giustificate sul Foggia, ma in questa salvezza voglio ancora crederci. Credo che i processi sia giusto farli ma a campionato finito, così come credo che sia giusto che società, dirigenti, mister e giocatori si assumano le loro responsabilità. Ma ora non è ancora il momento, adesso bisogna salvarsi. Ora è il momento della compattezza e della vicinanza alla squadra. È ancora il momento del campo, del rettangolo verde, delle sciarpe al collo.
La classifica è deficitaria e preoccupante ma il campionato non è ancora finito e il disfattismo sicuramente non aiuterebbe.
Ripeto: le critiche sono fondate e ognuno ha il sacrosanto diritto di esprimere il proprio malcontento sul Foggia e il suo gioco, ma leggere di retrocessione e di fuggi-fuggi generale credo non sia proprio il caso.
Il Foggia calcio ha il dovere di lottare fino all’ultima partita e i tifosi dovranno sostenere i propri uomini. Se poi alle critiche sul gioco si aggiungono le tante, troppe voci sulla società che avrebbe già abbandonato, allora è evidente che il clima attorno alla squadra è diventato troppo pesante.
In questa settimana abbiamo letto di tutto prima dell’intervento chiarificatore del presidente Fares e nonostante le rassicurazioni su stipendi, premi e contratti, non mancano i cosiddetti beninformati per i quali torneremo a vivere anni di buio calcistico dopo questo campionato.
Per molti sembra difficile pensare che il futuro sia il Cittadella, con una partita da preparare e infortunati da recuperare. Servono i 3 punti così come con il Cosenza; ormai non ha senso continuare a parlare di gioco, di prestazioni importanti, di bel gioco. Servono i tre punti da conquistare in qualunque modo e servono i risultati positivi dagli altri campi.
È chiaro che il campionato del Foggia da qui fino al termine sarà questo: punti da conquistare e dirette concorrenti che perdono terreno.
Allora bisogna capire da che parte essere, dalla parte di chi già si è presentato al capezzale di un letto dove manca ancora il morto, oppure decidere se indossare ancora una volta quei colori e continuare a lottare, a crederci.
Personalmente voglio ancora essere dalla parte di chi ci crede ancora, il resto per ora mi interessa poco.