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Il miracolo San Marco targato Mister Iannacone

di Antonio Cascavilla
Lo scorso 31 marzo 2019 l’ASD San Marco ha festeggiato la storica promozione in Eccellenza. La squadra del piccolo comune del Gargano l’ha conquistata all’ultima giornata di campionato, mandando in delirio un intero paese.
Siamo andati a San Marco in Lamis per intervistare uno dei massimi artefici del miracolo: l’allenatore Marcello Iannacone.

Mister, cosa pensa della promozione in Eccellenza?

“La promozione in eccellenza per il mio paese, per San Marco, è qualcosa di straordinario che è avvenuta attraverso una preparazione meticolosa di sette anni di lavoro. Noi siamo nati nel 2012, abbiamo fatto subito il triplo passo in Promozione, poi quattro stagioni in Promozione di cui l’ultima coronata con il sogno e adesso ci ritroviamo nel massimo campionato regionale”.

Da quale partita ha iniziato a credere nella Promozione?

“Sicuramente la partita più importante è stata quella di Martina Franca dove la vittoria ci ha ridato il primo posto in classifica che avevamo perso dopo le prime giornate di ritorno, quella sicuramente ci ha ridato un po’ di sicurezza in più nei nostri mezzi per poter affrontare le altre con determinazione e per poter credere veramente di raggiungere l’obbiettivo. Quella è stata sicuramente la partita più importante, anche se tutto il campionato, per come è stato affrontato, ci ha dato la giusta consapevolezza di poter fare questo miracolo”.

Oltre all’ASD lei tifa qualche altra squadra?

“Da piccolino ero simpatizzante della Roma, ora sono molto attento al calcio dilettantistico, visto che ormai ne faccio parte da quasi ventisette anni, mi appassiona tantissimo. Non vedo tante partite di serie A e qualche volta la Nazionale, per cui non mi posso ritenere un tifoso di altre squadre al di fuori di quella che alleno e nella quali gioco”.

I giocatori la vedono più come compagno di squadra o come mister?

“I giocatori in campo, per il rapporto che ho voluto instaurare sin dal primo giorno, mi vedono come un compagno di squadra, avendo giocato con loro per diversi anni. Portano, però, sempre il dovuto rispetto per quella che è la figura dell’allenatore, sono ragazzi intelligenti, bravi, con i quali è nata un’amicizia che va al di là del calcio”.

Quali emozioni riesce a portare un pubblico che è sempre presente sia in casa che in trasferta?

“Questa è una bella domanda perché a volte viene sottovalutato il nostro dodicesimo uomo in campo. Nel 2012 c’erano tre, quattro persone, nel 2013 erano trenta e così via, è stato un continuo crescendo. Quest’anno, soprattutto nel girone di ritorno, si sono organizzate centinaia di persone anche in trasferta e questo ci ha fatto mettere sicuramente il turbo; l’entusiasmo che si è creato intorno a questa squadra è pazzesco e lo vedo tutt’ora che siamo a braccia ferme. Questo ci dà maggiore voglia di continuare spronandoci a fare grandi sacrifici per il nostro paese.
A seguirci sono intere famiglie anche con donne e bambini, si organizzano in pullman e fanno chilometri insieme a noi. C’è un terzo tempo meraviglioso che si fa in autostrada insieme alla squadra, un’esperienza unica”.

C’è un giocatore di cui lei non può fare a meno in campo? O sono tutti essenziali?

“Ogni allenatore ti risponderebbe allo stesso modo, noi alleniamo una squadra di calcio cioè un gruppo di persone. Forse qualcuno potrebbe risultare un po’ più importante degli altri basti pensare che il bomber Salerno ha segnato ventotto reti, ma anche lui senza il resto dei compagni di squadra non sarebbe nessuno. Sono tutti ragazzi fantastici che lavorano seguendo un’unica direzione, è un puzzle perfetto in cui ogni tessera si è intrecciata bene con le altre pertanto escludo di poter rinunciare anche a solo uno di loro”.

Cosa prevede il futuro del San Marco?

“Il futuro dell’ASD è stato programmato già da maggio, abbiamo seminato tantissimo. E’ inutile nascondere che le difficoltà che potrebbero avere una realtà del genere così piccola, in Eccellenza, sono soprattutto di natura economica ma sono sicuro che noi siamo in grado di fare una squadra per mantenere la categoria anche per l’elevato valore dello staff tecnico, medico e organizzativo. Noi siamo una piazza molto piccola, che per la prima volta affronta questa serie, ci andremo a confrontare con dei giganti assoluti. A me questo stimola tantissimo e mi dà una carica speciale. Se la squadra continuerà a giocare per divertirsi e divertire, con la consueta umiltà che ci ha contraddistinto in questi anni, potremmo fare un campionato tranquillo e cercare di raggiungere la salvezza anche in Eccellenza nonostante le risorse, non certo cospicue, che abbiamo a disposizione”.