Ancora un diniego. Ancora una volta bandiere e fumogeni vengono riposti nell’armadietto. I tifosi del Foggia restano ancora una volta a casa. Succede anche a Cerignola una squadra con la quale non ci sono nemmeno dei precedenti che possano far accettare serenamente questa scelta. Questa gente che rimane a casa è quella di Cesena, Parma, Ascoli, Verona dove a migliaia hanno riempito gli stadi senza creare alcun problema, riuscendo a far vivere a tanti una indimenticabile giornata di sport. Domenica, viceversa, questa gente non andrà in una trasferta a 30 chilometri.
Il Foggia, ricordiamolo, non è del presidente, non appartiene ad una società ma esiste perchè ha un popolo distribuito in tutta Italia e anche oltre, un popolo che si incontrava periodicamente grazie alla fede per i colori rossoneri.
È difficile investire nel calcio se non esiste una popolazione dietro, se non esistono 4000 abbonati in un campionato di dilettanti ma determinate decisioni, il voler spostare i tifosi dai gradoni degli stadi ai divani di casa finirà per uccidere definitivamente questo sport.
Con il Cerignola non ci sono precedenti se non quelli di oltre 60 anni fa. Il divieto di trasferta per i supporters rossoneri è quindi evidentemente preventivo per quello che potrebbe succedere, che quindi potrebbe succedere dappertutto e ogni domenica.
Hanno voluto uccidere il Foggia, non hanno voluto preservarlo da questo girone infernale come fecero con il Bari di De Laurentis ma, se finisce una storia come quella rossonera, se la gente torna a guardare il calcio solo attraverso le pay tv, morirà tutto il calcio. Il Foggia in serie D sta arricchendo tutte le altre squadre, quando va in trasferta il cassiere si frega le mani per gli incassi. Al calcio evidentemente interessa solo questo.
Ai tifosi no. Il calcio senza i tifosi è un’altra cosa, non è più uno spettacolo. Il Foggia in questo girone è una altra prova che la gente di fede rossonera deve subire.
Non dimentichiamo che il calcio è e sarà sempre esclusivamente dei tifosi.