di Alessio Mangano
Si va verso la ripresa, magari a singhiozzo, magari step dopo step ma comunque anche il pianeta calcio sembra dover ricominciare a viaggiare riprendendo la propria orbita.
Ad essere però più precisi, si riprenderà in serie A, magari rimodulando i diritti tv, rivedendo i contratti di sponsorizzazione ma comunque si riprenderà perchè nel bilancio di una società di serie A gli effetti di alcune gare a porte chiuse, con l’incasso degli abbonati già in tasca ai clubs, possono essere tranquillamente minimizzati da altri introiti.
E questo è il calcio delle multinazionali, dei contratti milionari, dei grandi gruppi internazionali, insomma questo è quel calcio che ci arriva comodamente sul divano di casa nostra, è quel calcio che rappresenta una delle industrie più fiorenti capace di attivare diversi canali di indotto.
Siamo certi che, con le dovute proporzioni, anche tutto il calcio professionistico ripartirà e, in tempi più o meno lunghi, riuscirà a riprendere la sua strada consueta.
Poi esiste quel calcio definito di provincia, quello povero, quello dei dilettanti ma quello che, da qualche anno, non riguarda solo piccoli centri di provincia con qualche migliaio di anime. Questo è un calcio che si gioca con le stesse regole di quello più importante ma nel quale, per ovvie ragioni comprensibili, girano meno soldi e meno interessi.
Questo però è il vero calcio della gente, quello che appassiona le piazze in nome di un campanilismo che, se interpretato nel modo giusto, rappresenta il vero e proprio orgoglio di appartenenza. Se il calcio è quindi distrazione di massa, se il calcio dei dilettanti suscita le stesse grandi passioni di quello dei più famosi, ed allora bisogna farlo ripartire con i giusti e proporzionati aiuti, magari levando qualche briciola al calcio che conta per dare risorse a chi vive soprattutto di incassi, voce che mancherà nel bilancio di queste società in questo finale di campionato.
L’importante è essere tutti uniti, remare dalla stessa parte, non chiedere soluzioni sommarie a seconda delle posizioni provvisorie in classifica perchè, volendo interpretare il pensiero di un celebre personaggio del passato come Boskov, “fin quando l’arbitro non fischia la fine dell’ultima partita, nessuno ha vinto niente“