Un silenzio stampa molto strano. Una presa di posizione che viene da lontano, da quel mondiale di 40 anni fa in Spagna, quando si decise di allontanare i calciatori dalla gogna mediatica dopo un primo turno non proprio esaltante. Quel silenzio servì a qualcosa di grande, diede maggiore concentrazione alla squadra e portò al trionfo finale.
Questo silenzio annunciato dalla società del presidente Canonico, con le dovute proporzioni rispetto a quello illustre degli azzurri di Bearzot, dà la sensazione di voler fuggire dalle proprie responsabilità. Quando si diserta la sala stampa, soprattutto quando si perde, si viene meno ad un dovere, quello del rispetto di una piazza, quello del rispetto di tifosi che seguono la squadra dappertutto sostenendola per tutta la gara, quella del rispetto di chi ha sottoscritto l’abbonamento dando fiducia solo sulle intenzioni, quella del rispetto di una storia che appartiene soprattutto ad una città intera.
Venendo in sala stampa, a Taranto, qualcuno ci avrebbe potuto spiegare, per esempio, cosa può mai succedere dopo la concessione di un rigore che avrebbe potuto raddrizzare una gara, anche senza merito, e che invece clamorosamente la peggiora definitivamente, evidenziando superficialità e nervosismo gratuito.
Quando non si parla, caro Presidente, si ha sempre torto e, soprattutto quando non si spiega, poi non si può contestare chi si fa una propria idea e formula proprie ipotesi. Ripeto, il Foggia è di tutti, di quelli che contestano, di quelli che sperano, di quelli che sono rassegnati perchè in questi luoghi il calcio è una passione e si vive intensamente non solo durante le gare. Solo per questi motivi questa gente merita di essere considerata.
Parlare quando si vince, purtroppo raramente, e fuggire quando si perde non appartiene a questi colori.