I sogni si infrangono contro il Cittadella, razionalmemte anche se non matematicamente. Recuperare 7 punti a chi ci precede, con lo scontro diretto a sfavore e con 12 punti a disposizione, è pressoché impossibile.
Il Foggia è arrivato a giocarsi la possibilità di rientrare tra le prime otto totalmemte stanco e appagato. Sicuramente la grande cavalcata per passare dai playout ad una salvezza conquistata con almeno 5-6 giornate di anticipo è stata esaltante ma fortemente dispendiosa. La squadra che avrebbe dovuto battere il Cittadella ha lasciato la sua voglia di vincere negli spogliatoi o forse bisogna constatare che la classifica giusta è quella attuale e che le prime otto erano e sono di una caratura superiore.
Stroppa, la squadra, la società hanno sempre detto che bisognava raggiungere i fatidici 50 punti e che poi si poteva pensare a qualche altro traguardo. Evidentemente non funziona così, evidentemente bisognava crederci da prima senza temere la possibilità di fallire un obiettivo che, proprio perchè giunto in corsa, sarebbe potuto essere solo sfiorato.
Contro Pro Vercelli e Ascoli, proprio perchè allora dirette concorrenti, si è visto un Foggia motivato, agguerrito, determinato che lottava per il suo obiettivo che ha saputo raggiungere.
Contro il Bari si è pensato soprattutto all’errore di Guarna, trascurando un po’ troppo il fatto che una squadra che voleva vincere aveva ancora un’ora di tempo per provare a far sua la partita. Aver pensato al punto ha certificato che la squadra era appagata.
Una squadra vincente non si fa condizionare da un errore e prova a rimediare. Mentalmente invece, la squadra aveva raggiunto il suo traguardo, quello ampiamente dichiarato e alla fine è giusto così.
In queste ultime quattro giornate bisogna cercare di mantenere questi 10 punti dal baratro nella speranza che non avvenga niente al di fuori del terreno di gioco.
Guai a pensare che il campionato sia già finito.