Giorni fa qualcuno sosteneva che, tutto sommato, una ventina di scalmanati che gridavano dinanzi al comune rappresentavano un episodio isolato, che i veri tifosi erano altrove. Poi arriva il giorno dell’apertura dello Zaccheria anche se solo per 1000 fortunati e si scopre che, nel giorno della prelazione per i vecchi abbonati, su 4200 solo 100 si recano al botteghino. Solo allora qualcuno comincia a sospettare che non sono solo quei 20 a remare contro e che forse non devono essere nemmeno tanto scalmanati.
Se ci fosse stato l’entusiasmo della prima gara dopo 8 mesi, se ci fosse stata la gioia di rivedere la propria squadra in una categoria superiore, i tifosi avrebbero anche inghiottito il boccone amaro di prezzi che partivano da 25 euro + i diritti di prelazione (roba da Champion’s) e si sarebbero tuffati a prenotare il proprio tagliando.
La verità è che gli ultras hanno evidentemente manifestato un malcontento che oggi possiamo dire non fosse solo loro. 100 su 4200 è un dato di fatto preoccupante, è un solco molto profondo tra chi oggi gestisce il Foggia e chi sino all’altroieri ha sempre e comunque sostenuto i propri colori.
Oggi non è il giornalista birichino che rompe le uova nel paniere, oggi non è la tifoseria organizzata, quella rigida ed esagerata, a sobillare la piazza, oggi è il tifoso medio, uno di quei 4100 che ha preferito la poltrona ai gradoni dello Zaccheria in un incontro di cartello come quello rappresentato da Foggia Avellino, che ha deciso di mollare.
Chi semina vento raccoglie tempesta. Al tifoso non è piaciuta la querelle di questa estate, non è piaciuta la vicenda dei due allenatori, non crede a Follieri, non crede in definitiva in questa società.
Disertare così lo Zaccheria non era mai successo, la cosa è sicuramente un preoccupante campanello di allarme.