I numeri non sono opinabili, non possono essere in discussione perchè sono quelli che regolano le competizioni sportive e sentenziano se tu hai fatto bene o hai fallito.
I suoi numeri hanno portato record, sono stati spietati, in alcuni casi difficilmente immaginabili o prevedibili, eppure dagli spalti il nome di Giovanni Stroppa è stato pronunciato forse solo in occasione di un Foggia Venezia, una partita vergognosamete ricordata per i fischi a due gol rossoneri, cosa mai avvenuta nemmeno in una squallida e anonima gara di serie D.
Per Stroppa, non dimentichiamolo, la strada comincia in salita nell’agosto del 2016, con calciatori che potrebbero addirttura non salire sul pullman che li avrebbe portati in ritiro, con le gare senza pubblico, con un obiettivo unico, ambizioso e difficile da raggiungere. Ci arriva motivando tutti, creando una famiglia, portando quello che a tanti, troppi era sfuggito, non era riuscito.
La sua esperienza continua nell’entusiasmante avventura che lo aspetta. Il girone di andata non è entusiasmante, i calciatori non sono all’altezza probabilmente, si è fatto un errore di valutazione, la società forse ha sbagliato, forse ha sbagliato il direttore sportivo, forse anche Stroppa ha le sue responsabilità, ma lui va avanti. Sa che gli bastano tre pedine nell’undici da mandare in campo per invertire una tendenza, per cambiare un campionato. Delle tre pedine, almeno due, Greco e Kragl, non scendono in campo da un bel po’ ma lui li butta nella mischia, da subito.
Il compito più arduo, però, è quello che inizia il 24 gennaio scorso, quando a Foggia comincia a succedere di tutto, il giocattolo potrebbe rompersi, il sogno svanire. Stroppa, con l’aiuto di Nember, isola la squadra dalla tempesta, riesce ad avere il massimo da calciatori su cui pende la spada di Damocle di una eventuale squalifica. Anche in questa stagione i risultati ed i numeri sono dalla sua parte. Forse, se non fosse successo quello che tutti sappiamo, sarebbe arrivata quella punta da affiancare a Mazzeo che avrebbe potuto dare quei due punti che mancavano per coronare un sogno.
Tutta Italia ha applaudito Giovanni Stroppa, qualche mugugno lo si è sentito solo a Foggia magari per un cambio non azzeccato o per volergli attribuire un errore tecnico di qualche suo calciatore. Si dimentica magari la scommessa vinta su Mazzeo, il saper gestire e valorizzare calciatori come Celli o Calabresi, sapendo quando e come impegnarli.
Personalmente, se dovessi dargli un consiglio, gli direi di cambiare aria, di sfruttare il vento favorevole perchè a Foggia non puoi vivere 12 ore allo stadio, devi farti vedere per strada, nei locali. A Foggia bisogna andare sotto gli spalti e batterti la mano sul petto, non basta raggiungere gli obiettivi.
Probabilmente resterà perchè, come spesso ha dichiarato, “Foggia è casa sua” e qua si trova a suo agio. Magari aspetta anche lui un giorno un coro di ringraziamento e non il suo nome scandito solo ed esclusivamente in un vergognoso Foggia Venezia.