Triste ricorrenza quella odierna. Esattamente 14 anni fa alle ore 15.30 veniva affisso all’interno del Palazzo di Giustizia il seguente avviso pubblico:
Il tribunale di Foggia dichiara fallito il Foggia Calcio srl, esercente attività sportiva e di promozione, preparazione e gestione di squadre di calcio.
L’istanza di fallimento era stata richiesta dall’ avvocato Mauro Finiguerra, ex amministratore delegato del Foggia di Pasquale Casillo, creditore di un importo di 323 mila euro per fatture emesse e mai incassate.
Qualche anno prima, nel 2001, subito dopo il saccheggio perpetrato da Sensi allora presidente della Roma e con notevoli interessi nel Palermo più per motivi edilizi che calcistici, la società fu rilevata da alcuni professionisti locali: l’avvocato Franco Patano, il commercialista Giorgio Trinastich e gli imprenditori Roberto e Pasquale Scirano. In due stagioni, i quattro, portarono il Foggia in C1 con Pasquale Marino in panchina e Roberto De Zerbi in campo. I buoni risultati sul campo non riflettevano, però, la situazione economica che si aggravava sempre più e che acuiva i dissidi interni fra gli stessi soci. Il giorno dell’epifania del 2004, mentre allo Zaccheria il Foggia perdeva contro il Lanciano, il pacchetto di maggioranza passò nelle mani di Antonio Vitale, assicuratore di Cerignola, che dopo una sopravvivenza burrascosa di tre mesi lasciò il passo ad una fantomatica holding inglese ed alla Isc spa di Roma, società di spedizioni marittime. Il nuovo patron divenne, così, Giuseppe Vacca di origini romano-genovesi e di professione ingegnere. Era il 2 aprile, il giorno dopo il Corriere dello Sport pubblicò un articolo a nove colonne nel quale la nuova proprietà prometteva la promozione in A nel giro massimo di tre anni. Era il sabato che precedeva la Domenica delle Palme. La cessione non venne mai perfezionata e dopo solo tre giorni dai trionfalistici proclami, dal tribunale arrivò la notizia che azzerava tutti i sogni dei tifosi rossoneri. Il giudice Maria Grazia D’Errico, che nell’occasione nominò curatore fallimentare l’avvocato foggiano Antonio Mangiolfi, dichiarò l’impossibilità economica per il Foggia di continuare l’attività.
Grazie all’apporto di alcuni privati, fra tutti ricordiamo il commerciante di auto Gianni Di Carlo che qualche anno dopo diverrà socio effettivo del sodalizio, il Foggia riuscì a giocare e a vincere per 3 a 0 la partita in programma nel giorno di Sabato Santo, contro il Giulianova in uno Zaccheria gremito per l’epoca e che aveva risposto da par suo agli appelli per la sopravvivenza. La squadra terminò il campionato in nona posizione con 46 punti in 34 partite. Nel frattempo, il 14 maggio, un imprenditore toscano, tal Giuseppe Coccimiglio, già azionista di maggioranza del Montevarchi, si aggiudicava all’asta per 570 mila euro la proprietà sbaragliando altre due cordate locali. Sarà il nuovo amministratore delegato della nascente U.S. Foggia mentre presidente sarà nominato l’avvocato foggiano Aldo Teta. Il 30 giugno la Co.Vi.Soc. riammetterà la squadra in C1 con Giuseppe Giannini allenatore sostituito in corso d’opera da Morgia. In quella rosa compare anche il nome di Giovanni Stroppa. Senza un allenatore effettivo, sarà lui a coadiuvare dalla panchina il patron nella gara vinta per 2-1 contro la Reggiana, un evento tanto straordinario da essere riportato anche dai telegiornali nazionali e che di fatto può essere considerata la prova generale di quello che accadrà undici anni più tardi.