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Uno schiaffo che non ha fatto male

Diciamocela tutta: nessuno, dopo aver atteso anni nell’inferno delle categorie inferiori, si aspettava un esordio così amaro, almeno per quel che concerne il risultato finale, maturato tra l’altro contro quegli avversari che ciascun tifoso aspettava di incontrare.

Eppure il clima, nei talk show televisivi piuttosto che nei bar dello sport oppure sui social, non è di quelli che un 1-5 poteva lasciare immaginare.

Lo scorso anno, viceversa, dopo le prime 6 gare a punteggio pieno, il clima non era dei più esaltanti. È lo strano mondo del calcio, quello che magari vive ancora di entusiasmi e di positività oppure ti fa vivere di delusioni e di facili illusioni, il tutto indipendentemente dai risultati strattamente matematici.

La gente si fida della società, crede nel suo operato e soprattutto crede in quel Giovanni Stroppa che, esattamente un anno fa, alimentava sentimenti opposti in una piazza, confessiamolo pure, non sempre facile.

I tifosi, quelli da casa e quelli che hanno applaudito i rossoneri dagli spalti nonostante il risultato, credono nel gioco del tecnico, ricordano il carattere che i calciatori sino a qualche mese fa manifestavano in modo quasi irriverente in qualsiasi rettangolo di gioco. Quel carattere lo si è visto anche a Pescara, magari solo a tratti, sicuramente mortificato da qualche grossolano errore individuale, ma è proprio quel carattere che fa dormire sonni sereni a tutto l’ambiente.

Personalmente non credevo che potesse avvenire tutto questo, questo popolo ha sorpreso piacevolmente anche me e mi fa pensare che forse l’equilibrio nei giudizi e nel saper gestire un risultato, quell’equilibrio richiesto a gran voce dal mister ad inizio stagione, può fare la differenza inculcando fiducia e facendo crescere il gruppo attraverso l’autostima.

Prepariamoci ad un’altra battaglia, confermiamo quanto di buono si è visto, anche se a tratti, nei confronti di una squadra ed una piazza provenienti dalla massima serie, e magari questa volta lo “schiaffo” a qualcun altro lo molliamo noi.

Alberto Mangano