di Rosario De Rosa
Anche in paradiso ci sono i palloni; si, avete capito bene, quei cosi sferici che si usano per il giuoco del calcio, che tanto fanno soffrire e gioire portieri, tifoserie, presidenti, attaccanti, magazzinieri…
Dopo aver assolto il loro onesto mestiere, si presentano al cospetto dei prati celesti, dove possono scorrazzare sereni su infiniti e interminabili campi verdi, degni dei più famosi episodi di Holly e Benji: i più grandi si ritrovano spelacchiati e con gli esagoni malconci, i più nuovi viaggiano di traiettorie impazzite e di plastica bruciata, tutti felici per essere stati i protagonisti di tante partite.
Anche lì, ahimè, non sono tutti uguali, o per lo meno non tutti si sentono tali: anche lì, come qui, c’è qualcuno che se la tira (scusate il gioco di parole…) o qualche altro che si deve accontentare: è il caso dell’Adidas Azteca Mexico che ebbe l’onore, per ben due volte, di essere stato mandato in rete nientepopodimeno che da Diego Armando Maradona e di essere stato il protagonista, la prima volta del famoso gol di mano (Mano de Dios), la seconda volta addirittura del gol del secolo! Fiero e orgoglioso si presenta al cospetto dei nuovi arrivati sciorinando il suo curriculum di tutto rispetto, guardando loro dall’alto al basso come solo i veri campioni sono stati e anche lui lo è stato un po’, voglio vedere se in una sola partita, a distanza di cinque minuti l’uno dall’altra, il gol del secolo o la mano de Dios ti ricapitano più…
E poi c’è lui, il pallone calciato da Gael Kakuta, calciatore del Chelsea in prestito al Vitesse, che il 25 novembre 2013 si rese ‘protagonista’ dei tiri peggiori mai visti: peggio dei più famosi rinvii alla “viva il parroco”, il potente esterno sinistro dell’attaccante francese finì addirittura fuori dallo stadio dei Go Ahead Eagles e venne raccolto da un passante che si vede piovere dal cielo questo regalo; andò a finire in una cantina, a raccogliere i brindisi e le urla degli amici di quel fortunato, che non sapendo come usarlo lo esponeva come trofeo, prima di una abbondante bevuta di birra. E così, brindisi dopo brindisi, questo pallone andò anche lui lì su, nuovo nuovo eppure sconsolato per essersi perso, non essere stato più utile sul campo, senza medaglie né onorificenze… Lo vedevi rotolare da solo, lontano dagli altri che sghignazzavano al suo passaggio: “Il tiro peggiore del mondo”, “Questo è il pallone che è uscito dallo stadio”, un disonore per un pallone!
Anche i palloni hanno una dignità e va bene andare nelle pozzanghere o smarrirsi sugli spalti vuoti di Serie C, ma uscire fuori dallo stadio no, è inaccettabile!
San Paolo, san Nicola e san Siro, che di palloni e trofei se ne intendevano, un giorno decisero di dare un premio a questo sventurato, assegnandolo agli angioletti nuovi arrivati: partita dopo partita, dopo un colpo di ala e uno di aureola, questo pallone divenne la gioia e la felicità di questi piccolini, che cercavano sempre lui, solo lui, finalmente felice perché era tornato utile a qualcuno!
Come si divertiva, come si divertivano questi piccoli che emulavano le gesta di quelli lì sotto, che i bambini chiamano Baggio, Totti, Del Piero, …
E’ vero, ogni tanto usciva una svirgolata, spesso volava anche lui fuori… Ma questa è un’altra storia!