Dopo 4 risultati utili consecutivi, il Foggia torna con le ossa rotte dalla trasferta di Empoli. Non basta un primo tempo giocato alla pari con la squadra toscana e nemmeno un finale generoso nella metà campo avversaria per evitare una ulteriore sconfitta fuori casa. Alla squadra appena retrocessa dalla massima serie bastano 15 minuti per vanificare tutti gli sforzi rossoneri.
La tifoseria rossonera, encomiabile sugli spalti in qualunque angolo dello stivale, comincia a preoccuparsi per aver raggiunto, seppur in coabitazione,l’ultimo gradino della classifica. Ed in questo momento, sicuramente non incoraggiante, hanno ragione tutti.
Come dar torto a chi dice che i problemi di questa squadra sono nell’applicazione della fase difensiva? Come non essere d’accordo con chi afferma che il centrocampo non fa abbastanza filtro e scarica le patate bollenti al reparto arretrato? Si può dire che non è nel giusto chi sostiene che l’attacco rossonero, nonostante abbia segnato in ogni gara, concretizza molto poco rispetto al volume di gioco costruito? E alla fine qualcuno può ragionevolmente sospettare che forse il mercato non è stato sufficiente a dare al mister una squadra che tecnicamente fosse all’altezza della categoria?
Di contro ha anche ragione chi afferma che a sole 8 giornate dall’inizio, con le squadre racchiuse nell’intervallo di soli 7 punti, nessuno può cantare vittoria e a nessuno si può già cantare il de profundis. In molti pensano che le fasi di gioco nelle quali il Foggia esprime se non altro una serenità di applicazione degli schemi, possano essere di buon auspicio per il futuro. Tra l’altro l’acquisizione della forma fisica migliore dei singoli e il recupero degli infortunati potrebbe dare a Stroppa una possibilità di scelta mirata a seconda dell’avversario.
Su una cosa sono d’accordo tutti: questa squadra non ha ancora raccolto abbastanza sul proprio terreno, non riuscendo infatti a sfruttare a proprio favore il calore e il valore aggiunto dello Zaccheria. Qualche vittoria tra le mura amiche potrebbe allontanare la squadra dal baratro facendo crescere la consapevolezza di potersela giocare con tutti.
Ma per questo è necessario mettere da parte perplessità e quesiti sui quali, ripeto, tutti hanno ragione, e tornare a crederci come il primo giorno.